27 settembre 2005

Il Manoscritto Ritrovato

IL MANOSCRITTO RITROVATO Prefazione
Il 4 aprile di quest'anno mi accingevo a ricordare con il dovuto anticipo ad alcuni amici, l'avvicinarsi del 15 Maggio, data che ci lega ormai dal 1988. Il mio sollecito non sortì alcun esito immediato. Qualche tempo dopo, ricevevo un plico di scartoffie ingiallite con un manoscritto che ho faticato a decifrare, e che ancora adesso che mi accingo a pubblicarlo, rappresenta per me un enigma, una specie di diario di inintellegibili misfatti che sembrano essere avvenuti pochi giorni prima della festa dei ceri.
Per esigenze legate alla legge sulla privacy ho dovuto provvedere alla a sostituzione dei nomi reali con i relativi codici fiscali. Il manoscritto sembra essere frutto della sovrapposizione di diverse voci narranti (lo stile e l'esame di un esperto di grafologia sembra confermare l'ipotesi) che appartengono a periodi storici molto coesi. L'esame approfondito del testo ci porta a produrre alcune ipotesi: a) il testo è frutto di una manipolazione di eventi realmente accaduti, perpetrato da una loggia segreta per destabilizzare la forza assente della regione b) il testo è un falso storico ideato da alcuni goliardici studenti del Liceo Statale G.Mazzatinti di Gubbio per mettere alla prova la prof. di storia c) il testo è un racconto senza capo nè coda di Paolo, Mauro, Sebi e Carlo Gli ultimi fogli sono estremamante deteriorati ed alcune parti sono completamente mancanti. Quanto prima renderò disponibile il materiale restante in modo da rendere un se pur modesto contributo alla comprensione della verità, o forse, per meglio dire, di quanto queste pagine raccontano che sia avvenuto.
COSA SUCCESSE VERAMENTE
QUELLA NOTTE TRA IL 12 E IL 13 MAGGIO
(una risata nera e profonda *) PARTE PRIMA
A fatica, il cronista aggiustò la faccia di circostanza, si mise di fronte alla telecamera e disse: - Sono le due di notte e qui a Gubbio, sul luogo del brutale omicidio, c'è ancora molta gente, commossa e costernata. Un attimo prima il cameraman di Tele SanPietro aveva pregato gli astanti di smettere di sghignazzare e dire idiozie, per non rovinare l'audio-ambiente: - Per favore, noi stiamo lavorando... Ci bastano trenta secondi, per favore... Questo fu circa tre ore dopo la scena degli sbirri che si mettevano le mani nei capelli e si davano di gomito, espressioni disgustate, sguardi oltre la transenna: -Minchia, stanno facendo un mer-da-io! Sbirri rigorosamente fuori servizio, in borghese, erano lì come curiosi e ci dicevano: - Ragazzi, purtroppo non hanno chiamato noi. Completamente esautorati. Ho fatto vent'anni alla Scientifica, e vi dico che quelli là non stanno facendo dei rilievi: stanno facendo un puttanaio. E' mezz'ora che vanno avanti e indietro, calpestano, toccano, spostano, e non hanno ancora fatto i segni coi gessetti! "Quelli là" erano i carabineros. Da lì era partita una salva di commenti e freddure: - Due in borghese lo freddano, gli altri in divisa insabbiano. - Per eccesso di zelo MGN ha dato la notizia un minuto prima dei fatti. - NGLTT di AN è andato a parlare con la polizia. - Que fi, s'è già costituito? - C'è già stata una rivendicazione? - Non so, qualcuno nominava i Boys RossoBlù... La mia dichiarazione a un quotidiano locale fu: - La cultura di questo paese è intossicata dai revival e dal loro incontrollabile susseguirsi. Si è cominciato con l'easy listening degli anni '60, ripesca questo e ripesca quello, e riecco la strategia della tensione. E' altresì impossibile non menzionare l'eterno e invariabile pianista JS CLZL che suona nel privé del Millenium. Nessuno, ma proprio nes-su-no, credeva alla finta resurrezione di una brigata rossa telecomandata. Non due giorni prima della più grande manifestazione pagana della storia italiana. Un copione già recitato mille volte. L'effetto comico più immediato è proprio quello dato dalla reiterazione, e nell'aria c'era molta ilarità. La gente formava capannelli, faceva gara di cinismo, si contava i peli sullo stomaco ed esplodeva in cachinni ominosi. Il giorno dopo ne avremmo sentite di tutti i colori, dai leader politici e dalle pecore Dolly dell'opinion making. Ad un certo punto sintetizzai il concetto: - Secondo me sono stati gli obiettori. - Ma no, che cazzo dici, quelli non c'hanno mica le pistole! - Ah, già, non ci avevo pensato... Questo l'aveva captato Gaetano mentre io facevo l'asino con le fighe. Eravamo tutti molto in forma, qualche centinaio di persone all'incrocio tra Piazza 40 Martiri e la traversa che porta al corso principale, dalle nove di sera fino alle tre di notte, come fosse un'ipertrofica happy hour. Gaetano aveva detto: - E' incredibile, quando vado a prendere l'aperitivo vedo solo musi lunghi e c'è un'atmosfera funebre, poi ammazzano uno e viene fuori l'appuntamento più socializzante dell'anno. Capace che tra qualche anno diremo frasi tipo: “E' un mio carissimo amico, l'ho conosciuto all'omicidio di Ubaldo!” Se ci ripenso, alcune delle mie migliori battute di sempre e degli aforismi più arguti vennero fuori sulla scena del delitto Ubaldo. Dicevo, alla pista obiettori non ci credeva nessuno, ma proprio nes-su-no. Fatta eccezione per il professor BNCG, l'unico disposto a farsi intervistare da qualunque mezzo d'informazione. Ogni tanto mi capitava di passare vicino a BNCG, illuminato dai fari delle tivù, e lo sentivo pontificare: - ...e' il pevcovso stovico degli obbiettovi, colpive i pveti, i mediatovi, pev esaspevave cvedenti e non... Qualcuno aveva detto: - Ma perché BNCG rilascia dichiarazioni a botta calda? Sta dicendo una marea di cazzate. Non ricordo chi gli rispose: - Perché, a botta fredda cambiava qualcosa? In ogni caso, pensavo, questi "nuovi" obiettori andavano identificati non in base agli intenti bensì ai risultati. Erano in ogni caso e oggettivamente un'appendice del regime, che lo volessero o meno. Qualcuno disse: - Obiettori o carabineros che differenza c'è? E' probabile che un obiettore su due sia un carabinero infiltrato. - Perché, l'altro no? E mi venne in mente una cosa, ma è meglio che la dico dopo. Quel martedì sera era in programma il film "Bocche vogliose" e un mio coinquilino ricevette una telefonata: - Hanno fatto fuori il braccio destro di Dio, vicino a Piazza S. Martino! Due in moto! Accendi la tele! Lo speaker di Tele SanPietro disse testualmente: - Il centro di Gubbio è completamente chiuso dai posti di blocco delle forze dell'ordine, gli attentatori potrebbero ancora trovarsi nel perimetro del centro storico. Come se il centro storico fosse una specie di recinto. Mi parve una cazzata ciclotronica, così uscii, presi la macchina e girai per la città. Non c'era l'ombra di uno sbirro. Nessun cazzo di posto di blocco. Nessuno mi fermò. Sembrava una cosa detta apposta per non far uscire la gente di casa. Ma la gente era già fuori di casa, perché era una splendida serata. Davanti ai pub di via dei Consoli, nugoli di maragli berciavano in totale abbrutimento, ingurgitavano cervogia, blateravano di telefonini, pregavano il dio dei falliti perché trovasse loro un poco di patonza. Fu così che ci dirigemmo verso Piazza 40 Martiri, luogo dell'assassinio. Ubaldo, santo del lavoro e teorico dei licenziamenti indiscriminati, era stato ucciso mentre rientrava a casa di corsa. Mi venne in mente che in inglese "to fire" significa entrambe le cose: licenziare e sparare. C'era tutta la Gubbio Alto Chiascio, pazienti e psichiatri. Al momento dell'uccisione, in città si svolgevano svariate assemblee e iniziative per la festa dei ceri. Tutti erano accorsi, forse nelle intenzioni c'era una sorta di "veglia laica", o di "presidio democratico". Di sicuro non una happy hour. Ebbero un ruolo importante gli alcolici: la piazza preparata per la distribuzione gratuita del vino era lì a due passi e le staffette non mancavano. C'erano romanzieri (Carelli, Micosi, Cazzivari, Barbastelli), DJ, biassanott dai nasi purpurei, madamigelle di varie volumetrie, cronisti svogliati, istrioni e mattatori da aperitivo. Continuava ad aggiungersi gente. Un ubriaco del posto che si credeva latinoamericano urlava: - Muchedumbre, muchedumbre! ¿A cuántos estamos hoy? Era la notte tra il 12 e il 13 maggio 1988. Nessuno, ma proprio nes-su-no dei presenti s'indignava per le risate e i calembours. Segno dei tempi, tutti capivano la sfida dal basso alla retorica ufficiale. Davvero non ci cascavamo più, da un pezzo eravamo evasi da musei delle cere e annate di piombo. Dovevano inventarsi qualcosa di peggio, se volevano frenare la spallata delle moltitudini al regime del meso-impero. Qualcosa di peggio. Finché non mi venne in mente una cosa, anzi, diverse cose. Quegli schiamazzi notturni erano sotto le finestre di una famiglia che aveva appena subito un atto di barbarie. Ubaldo era un santo, aveva 52 anni, esattamente come mio padre. Al di là delle transenne, da poco dopo l'attentato, era transumata un'intera mandria di politici e mezzi cartucci ecclesiali, tutti lì a testimoniare "il loro cordoglio". Di colpo, politici e diocesani erano ascesi a un calvario di lutto, incertezza per il futuro, sovraffollamento, sudaticce strette di mano, telegrammi presidenziali, qualche giorno di molestie da parte della stampa e poi l'oblio. Orecchie tappate per lo sbalzo di pressione. Singhiozzo. La festa dei Ceri 1988 era oramai segnata dal sangue ma, come dicono gli americani, the show must go home.[Qualche giorno dopo il mio amico Marmellone, ora Sindaco di Gubbio, avrebbe urlato in un microfono, di fronte a diecimila persone: - Noi eravamo in totale disaccordo con Ubaldo, e vogliamo dire: lo hanno ucciso proprio per impedirci di essere in disaccordo con lui!] Guardai le finestre della casa del Signore. In quel momento, strano a dirsi, i miei pensieri confluirono in una sorta di orazione: Ubaldo, ci dispiace. Ci dispiace per te. Ci dispiace per la tua famiglia. Ci dispiace per i tuoi amici Antonio e Giorgio. Ci dispiace per la bella stagione che hai fatto appena in tempo ad annusare, per le corse fuoriporta che non potrai più fare. Ci dispiace per quella moltitudine di persone che voleva combattere a viso aperto te e quello che sostenevi. Ci dispiace. Ma nessuno può pretendere che ci uniamo alla tua santificazione. Nessuno può pretendere che di te ci importi davvero, al di là del cliché sulla campana che suona: se suona per tutti, è come se non suonasse per nessuno. Contestiamo il pensiero unico del lutto imposto dall'alto e vogliamo essere liberi di dire che non tutte le morti ci diminuiscono. Ti chiediamo scusa, ma tiriamo innanzi per la nostra strada. Verso l'alba, con un'amica, raggiunsi un'edicola poco distante. Comprammo i giornali per ubriacarci di una coralità simile a quella richiesta dagli animatori dei villaggi turistici: riflussi condizionati e psicologia delle folle. A parte quello, tutti si contendevano la salma: BSLL definiva Ubaldo, ossimoricamente, "un santo coerente"; il cardinale Beffa lo diceva "un figlio della Chiesa"; qualcuno si riferiva a lui come a "un compagno". Mancavano solo i monarchici e Scientology. Pensai a Vogliamo i colonnelli, con l'immortale Ugo Tognazzi. Chissà perché, pensai al killer maldestro di Mulholland Drive. Pensai a Andrea Pazienza l'unico che poteva stupirmi. Infine, pensai ad altro. * Testo originale di Wu Ming 1
IL DOMINIO DI DOMANI
PARTE SECONDA
Mister King picchiò i pugni sul tavolo e imprecò. Mancava all'appello un documento e non poteva prendersela con alcuno, se non con la sua sbadataggine. Nei giorni che precedono i Ceri, poteva accadere questo e altro. Era al lavoro anche quel pomeriggio, nel suo ufficio di direttore amministrativo al secondo piano del palazzo dell'Unità sanitaria locale Alto Chiascio. I giornali locali evidenziavano i fatti di cronaca secondo la solita, immancabile regola delle tre esse: sesso, sangue e soldi. Le corrispondenze sull'omicidio di Gubbio nella notte tra il 12 e il 13 maggio, occupavano più di una pagina nell'inserto regionale. Indagini, testimonianze, racconti di conoscenti: articoli riempitivi, per colmare il vuoto di notizie dovuto allo stretto riserbo degli inquirenti. Nelle altre pagine si presentavano i candidati alle elezioni comunali, ormai vicine. La pubblicità elettorale abbondava, ma lui, mister King, rimase del tutto indifferente all'annuncio a pagina 16: "Oggi, 18 maggio 1988, alle 19, comizio del senatore Luciano Lama in piazza Oderisi". E sotto, inequivocabile, lo stemma del partito. Una scrivania apparecchiata alla meglio: timbri, fogli, registri, certificati, marche da bollo. Quasi sull'orlo del tavolo di lavoro, le foto dei figli in un portaritratto che aveva acquistato a una bancarella, forse un lontano martedì verso il Teatro Romano: Lawrence, il maggiore, futuro dottore commercialista, un brillante percorso di studi all'Università di Siena, e la ragazza, Lucy, insegnante elementare ed educatrice d'infanzia nei soggiorni estivi, classico appuntamento di luglio e di agosto nei dintorni eugubini. Quel documento era proprio sparito. Non era colpa di impiegatucci subalterni, spesso bersaglio dei suoi opprimenti rimbrotti. Non meritava un simile trattamento il vecchio Fausto Maria Rogari, detto "Il fusto", che si era occupato in quel periodo di altre faccende. E non esisteva assolutamente alcun motivo per accanirsi contro Mariano De Pamphiliis, noto come "Lo svedese", che si era preso una breve licenza proprio in occasione della Festa. Anche mister King contava i giorni che restavano sul calendario, prima delle sospirate ferie. Era terribilmente abitudinario: guai se un collega decideva di sconfinare nel suo periodo di stop, dal 1 al 20 giugno. Destinazione Senigallia, insieme con la moglie Suzanne, molto più giovane di lui, alta quasi quanto lui. Avveniva così, da sempre. O almeno da quando aveva lasciato definitivamente il Galles per riscoprire le sue radici dalle parti del Monte Ingino. Batteva l'indice sul calendario, appena staccato dalla parete, per non sbagliare il calcolo dei giorni. Ma non sembrava un conto alla rovescia particolarmente sereno: considerò lavorative perfino le domeniche. Quel documento, dov'era finito quel documento ... D'un tratto, il campanello. "Strano", pensò. Già. Chi mai poteva cercarlo in ufficio, a quell'ora tarda del pomeriggio? Immaginò un errore, avviandosi al citofono. - "Chi è?" - Buonasera, siamo gli o … boettori! - Chi? Vettori? Cosa vuole da me l'allenatore del Poggibonsi? Lo ha vinto 'sto campionato? Complimenti, ci vediamo l'anno prossimo in C2, non adesso che ho da fare, io, mica posso perder tempo dietro a un pal… - Ma cosa ha capito, mister King? Siamo gli obiettori! - Ah, l'appuntamento delle sette, certo, certo. Salite, su, salite … Non si ricordava di quell'incontro, sollecitato pochi giorni prima dagli stessi ragazzi del servizio civile. Li chiamava così, ma al momento del faccia a faccia con ciascuno di loro, rimaneva ancorato all'uso di un formalissimo "lei". Rifletté un attimo, prima di aprire. Gli stava sfuggendo il motivo della visita. Ah, sì. Gli arredi per l'appartamento di via Gioia, poco distante dalla sede Usl, nel palazzo che ospitava un tempo anche i Vigili del fuoco, di fronte alla paninoteca e di fianco alle suore. Apparvero in quattro, sulla soglia: Carlo Maria, Sebastiano, Mauro e Paolo. - "Vi credevo in tre", osservò King. - "No, no, in quattro. Sempre stati in quattro", ribatté Mauro, che frequentava da lungo tempo quelle stanze, che conosceva l'odore di polvere e di muffa di quelle scartoffie. Forse, chissà, era stato lui, mentre scartabellava, a nascondere il prezioso pezzo di carta a mister King. Involontariamente, s'intende. Fatto sta che proprio Mauro divenne un po' il portavoce del gruppetto. - "Dunque, di cosa avete bisogno?". - "Le nostre camere sono praticamente disadorne. Sa qual è stata la prima domanda di Paolo, appena giunto a Gubbio? - "Come faccio a saperlo?" - "E allora glielo dico io. Paolo ha chiesto: 'n do' dormo?" - "Ah, capisco. Letti, dunque. Sta bene. Provvederò entro domani ai giacigli. Poi? - "Beh, un appendiabiti è possibile? Quello che c'era, è caduto durante un torneo nell'ingresso per colpa di una pal … " - "Cosa?" - "Ehm, no, volevo dire che non è più utilizzabile per … " - "E vada per l'appendiabiti. Altro?" - "Vedo che ha lì un tavolinetto libero. Lo potremmo usare noi, tra l'altro ci manca un comodino …". - "Ma sta scherzando? Dal mio ufficio non si muove niente. E' tutto catalogato, tutto, tutto!" - "Ah, scusi tanto, non sapevo". - "E invece lo deve sapere. Lo dovete sapere tutti e quattro. Si respira una brutta aria, non dimenticatelo". - "In che senso?" - " In che senso? Ma non leggete i giornali? Vi dice niente l'omicidio della notte tra il 12 e il 13 maggio? Non sapete che qualcuno ha avanzato addirittura l'ipotesi di un vostro coinvolgimento nell'uccisione del povero Ubaldo? Via, via, non fate i tonti! Io lo so che non c'entrate, però occhio, occhio …". Mister King congedò i ragazzi con una cordiale stretta di mano. Loro se ne andarono in tutta fretta da quelle stanze. Si interrogarono su JS CLZL, ricordarono che qualcuno, in città, eliminava il dittongo e lo chiamava CLZL. Ma non c'era differenza. Le foto alla festa e un verbale dell'Arma: è tutto quello che rimane, insieme alla testimonianza (fino a che punto attendibile, però?) della traccia di una Mini Morris 1800 transitata da Gubbio a velocità folle. Il mistero si infittiva, ogni ora di più. Sotto le logge non si parlava di altro: sfilarono senza rivolgere lo sguardo agli improvvisati investigatori. Li attendeva il civico 6, li attendeva il campanello con una scritta che depistava. Gli altri inquilini, poi, e anche i vicini costantemente di vedetta, perché da lassù dominavano. Era finita un'altra giornata? Era già domani? "Domani", come diceva sempre José? Sembrava, sembrava così. Fin quando non si levò una voce: "Vi sfido a biliardo, sono fortissimo!". E si avviarono verso la sala. In tre.
DAI MISTERIOSI DIARI DELL'E45
PARTE TERZA
Le mie mani sono aggrappate al volante. Il vecchio Tim Buckley gorgheggia Sweet Surrender e la sua voce si confonde con quella rotante del motore a pieni giri. Fumo una nazionale senza filtro, di quelle che al mio paese si fanno i muratori tra una fila di mattoni e l'altra, che quando finiscono il pacchetto finisce anche la giornata di lavoro e puoi stare certo che le file di mattoni sono venti e non una di più o di meno. I finestrini sono abbassati a cercare un'impossibile refrigerio e i miei pensieri corrono e scompaiono come i segni bianchi della striscia di mezzeria illuminata dai fari. L'E45 è un buio nastro rovente. L'asfalto notturno restituisce con gli interessi i 40 gradi della giornata più torrida degli ultimi tredici anni. Ieri sera il notiziario di Tele San Pietro ha dato le notizie meteo in apertura, e questo deve far riflettere. Dopo trenta giorni di martellamento mediatico è la prima volta che il faccione circolare di NSTR PCCTT non ci vomita addosso le ultime sul caso Ubaldo. E' così, è sempre così quando inizia l'estate. Dapprima ti raccontano delle medie record raggiunte dai termometri di tutta l'Umbria, poi ti fanno la predica su quale sono le ore migliori per la tintarella (per chi va a Torrette di Fano ovviamente), poi ti svelano tutto sulle diete a base di crescia alla carota liofilizzata, su qual'e l'ultimo ballo dell'estate e su come devi fare se vuoi abbandonare un cane senza dare troppo nell'occhio. E' così, quando inizia l'estate le notizie reali si rinsecchiscono al sole, diventano piccole e scivolano sempre più in fondo. Stavolta però c'è qualcosa che mi puzza, c'è qualcosa che mi dice che non si tratta del solito torpore estivo…. Qualcuno vuole lavorare più tranquillamente? Qualcuno ha interesse a non destare troppo allarmismo? Qualcuno vuole far credere che in fondo è solo uno stupido omicidio di provincia che non merita tutto questo can can? Io non sono tranquillo. Troppe volte in queste ultime notti, tra discussioni di finti ubriachi e riunioni improvvisate ai tavolini fumosi del bar Lele ha fatto capolino una sigla che non mi piace affatto. Anche quella sera mentre li guardavo giocare a biliardo, ho sentito qualcuno che, girato di spalle al videogame del Packman, l'ha buttata lì: - …e se c'entrasse il SID?- ha detto. Già, il SID. Security International Difference. Sicurezza Internazionale Differente, o delle Differenze o come cavolo si dice, che non ho mai capito se i differenti li vogliono proteggere o li vogliono eliminare…Già, il SID. Nessuno giura di averli mai visti davvero quelli del SID, né in questa storia né in nessun altra, eppure si sa che esistono, se ne avverte la presenza. Già, quella sera…. Piacenti poteva tranquillamente imbucare la tre in angolo quella sera, con un tiro facile e diretto trovandosi poi il pallino a centro-panno e chiudere la partita con l'otto in buca in mezzo, invece come al solito ha scelto la soluzione più complicata e ha voluto provare un quattro sponde di calcio direttamente per l'otto. Sarà stata la difficoltà del tiro, oppure ha sentito quelle paroline buttate lì quasi per caso? Fatto sta che è sobbalzato in tal modo che per poco il panno verde non si ritrovava con un crepaccio profondo tipo gran canyon…-…non ho capito un cazzo!- mi pare abbia detto. Gli altri due hanno riso e hanno fatto finta di niente. Ma a cosa voleva riferirsi esattamente il Carlomaria? Io so che loro non c'entrano, eppure… Uno stronzo con camion stile americano mi ha piazzato i suoi super abbaglianti proprio in mezzo al mio retrovisore. Sono preoccupato, mi segue già da un po'. Sanno che sono qui? Sanno dove sto andando? Come hanno individuato questa macchina? Rallento e vedo se mi sorpassa. Nel momento in cui il gigante mi affianca il sudore mi si gela in corpo e sento quasi freddo. Se volesse mi potrebbe sbattere fuori dal viadotto con un piccolo tocco, invece tuona il suo fischio a metà tra quello di un piroscafo e quello di un locomotore, mi supera e sparisce dietro una doppia curva. Sto diventando vecchio… Già, il SID. Fossero solo voci metropolitane, ma ci sono troppi collegamenti con il caso Ubaldo. Intanto la Mini Morris 1800. Quei piccoli mostri pare siano davvero capaci di coprire una distanza, chennesò, tra Gubbio e Torino in meno di tre ore… Già, la Mini 1800; la macchina del Calzuola è dello stesso modello di quelle che gli agenti del SID pare usassero verso la metà degli anni '70 per gli inseguimenti alle auto sospette dei terroristi. Anni pesanti quelli…come questi d'altronde. Poi quel documento sparito a Mister King. Forse nemmeno lui sapeva di quanto fosse importante… Un documento che un attimo prima era lì, e poi…puff…sparito. Un lavoro pulito, troppo pulito. Infine quelle intercettazioni telefoniche sul passato di via Gioia. Pare ci siano dei nastri che, mesi prima, provano la presenza al numero 6 di un non meglio identificato Decimo (nome in codice senza dubbio). Pare che costui fosse ferito ad un arto da un colpo d'arma da fuoco nel momento in cui ha trovato ricovero nelle stanze degli obiettori. Pare che questi gli abbiano dato asilo e che sia stato curato dentro quelle stesse stanze, addirittura tramite un'intervento chirurgico…. Io so per certo che loro non c'entrano con il delitto Ubaldo, eppure…Se tutto ciò risultasse vero vorrebbe dire che si sono infilati proprio in un bel guaio. Ma chi aveva interesse, in tempi non sospetti, a mettere sotto osservazione i movimenti di via Gioia? Cosa si celava dietro le parole …Consalvo al Telefono!!…Quello era un telefono controllato. Roba sofisticata, roba da SID insomma… Il motore gira a meraviglia nonostante spinga a tavoletta da quasi due ore. Si, lei va proprio a meraviglia, sono io che non riesco a mettere a fuoco un bel nulla. Mi scoppia la testa. Non riesco a dare una sequenzialità agli eventi. Sono confuso, mi sto perdendo. In momenti come questo devo pizzicarmi per capire se esisto o se sono solo una proiezione dei miei pensieri. Chi sono? Già, chi sono…A volte credo proprio di non saperlo. Quello che so è che di sicuro è una notte bollente, che Tim si esprime a piena ugola in I Know I'd recognize your face, che sto correndo in equilibrio su questa striscia nera come ho fatto tante altre volte nella mia vita. La mia meta? Che domanda…Todi!!! Le mie mani sono aggrappate al volante. Al volante della mia Panda Rossa.
NELLA TANA DEL LUPO
PARTE QUARTA
Come il bufalo di De Gregori, un'aquilone nel cielo scartava di lato senza preavviso, il tempo necessario per evitare l'attacco. Dovevo agire in fretta. Troppo invitante era l'occasione che mi si poneva davanti. Nonostante fossi a Gubbio per il meritato riposo, non riuscivo a trattenere la mia indole investigativa, come un bambino di fronte al barattolo di nutella sulla credenza. Avevo sorpreso per caso i tre obiettori, in procinto di una sfida, entrare allegramente in un bar della zona. L'idea di intrufolarmi nel loro rifugio, dare una sguardata furtiva, cogliere qualche indizio che poteva fare luce sull'intera faccenda, era un'idea troppo, ma troppo allettante. Alzai il bavero del mio giubbino di jeans e mi nascosi tra la folla indirizzandomi verso via Gioia numero sei. Un fil di ferro mi aiutò a far scattare la serratura. Entrai furtivo in punta dei piedi: - Permesso? C'è qualcuuuuuuuuu? E' la solita domanda tattica per non fare la figura dello stronzo, funziona sempre: se qualcuno si presenta alla domanda, dico semplicemente: mi scusi, ho sbagliato appartamento. Se nessuno risponde allora entro. Nessuno rispose. Entrai. Il pavimento era lucido all'inverosimile, come se avessero trascinato una pecora su e giù per il corridoio dopo averlo spennellato di cera. In cucina, appeso al muro, un cartello recitava: "Primo ed ultimo t_rn__ di _______", questo è quanto si leggeva, il resto era censurato da macchie di sugo della cena precedente, come mi suggerivano i gusci di lumache ammucchiati in una busta vicino il tinello. Grazie alla mia dote investigativa, non mi fu difficile completare la frase in "Primo ed ultimo turno di guardia"; sotto, in elenco, gli obiettori a gruppi di due. Ma perché i turni di guardia? Cosa sorvegliavano di così importante? In quale luogo? (fogli strappati....) ... tra Roman Polansky e Papa Wojtyla ? (abrasioni ....)

...ipse dixit ... (abrasioni ....) ... (voca)bolario, che doveva assolutamente restare segreto, era un documento riservato, un codice, uno strumento di decifrazione estremamente potente, in grado di far impallidire i più sofisticati codici militari.

Ma non era più lì. Qualcuno lo aveva rimosso dall'armadietto accanto al letto a castello rosso. Le ispezioni della voliera, una camera apparentemente adibita ad infermeria per volatili con dissenteria e dotata di una branda per la guardia, non avevano dato alcun esito.

Era evidente che la Polistil era stata messa lì per confondere le idee: un depistaggio in piena regola, proprio quello che ci si poteva aspettare da quelli del SID. Avevano già fatto le valigie, e nel covo di Via Gioia n°6, non restava più nulla da fare. Signor giudice, unmarcordo altro.