19 settembre 2005

Perifrasi

Prefazione all'edizione del 1988
Devo un profondo e sincero ringraziamento a coloro che mi hanno aiutato in questo lavoro, in pensieri, opere e parole: A Paolo Bartalini, poeta e compagno di questi mesi, che lo ha fatto con l'entusiasmo e la pazienza di un vecchio amico. A Roberto Zamparelli, che ha generosamente sopportato i miei raptus di egocentrismo nonché le mie richieste di aiuto e chiarimento, da tempo immemorabile. A Leonardo Rossi, per l'interessamento da sempre dimostrato nelle idee e nelle imprese comuni e non. Al vecchio Valerio Ruggiero, per il suo sarcasmo pungente e la sua sempre presente amicizia. A Sebastiano Nucifora, perché la sua partecipazione emotiva non è mai venuta a mancare. A queste persone dedico questo libro, pochè in qualche misura appartiene anche a loro. Un grazie particolare al pittore e scultore Nello Bocci che ha voluto prestare la sua attenzione e la sua mano per la copertina.
A chi Legge
Scrivere è un pò come amare, non si può non parlare si sé e non si può dire tutto, o quantomeno, non lo si può dire esplicitamente. Perché allora parlare per simboli, metafore, perifrasi? Perché tentare di interporre tra le parole ed il loro significato un velo di magia, di altro da ciò che per tutti significano? Ma le parole non sono il significato, sono il mezzo della rappresentazione, i simboli e le immagini, gli strumenti che permettono di dire, nel modo più vicino possibile ai sensi, quelle verità comuni eppure così private, delle quali abbiamo perduto la capacità di comunicare la carica espressiva e vitale. Allora scrivere diventa come parlare ad un amico, chi legge è l'interlocutore di chi scrive, colui che sa ascoltare e che in qualche modo può rispondere, perché nelle immagini, nei simboli e nelle sensazioni comuni, risiede la capacità di essere individui l'uno per l'altro, di parlare la stessa lingua, di leggere nella coscienza dell'altro come nella propria e in definitiva, di amare.
Gubbio, 3 febbraio 1988
...quella realtà che noi rischieremmo di morire senza aver conosciuta e che è semplicemente la nostra vita. La vita vera, la vita finalmente scoperta e tratta alla luce, la sola vita quindi realmente vissuta, quella che, in un certo senso, dimora in ogni momento in tutti gli uomini altrettanto che nell'artista. M Proust
I Il Tempo, il Ricordo, il Disagio
Delle cose conosciamo troppo spesso la fine e molto raramente l'inizio, come una sorta di ignoranza atavica che ci impedisce di andare oltre la nebulosa di un passato che avvolge le nostre esperienze, i nostri ricordi e le nostre conoscenze di di uomini comuni, scienziati, filosofi, religiosi o poeti. Nella ricerca delle cause prime della nostra esistenza, riusciamo talvolta a cogliere il tentativo di costruirci una giustizia, una giustificazione, una ragione. Il pensiero, che solo dopo, in un momento successivo, va alla ricerca di cosa è accaduto e come.
IL VUOTO S'INCRINA
Il vuoto s'incrina come lucide pieghe nel segno del nulla, ogni scena si apre, e oltre la voce del tempo sfugge chiave dopo chiave, tra nastri di mobile luce, ed ora, infinitamente, e nulla e tutto, cambia.
IL PASSATO
Il passato tormenta il mio futuro mentre il presente agonizzante giace disteso ed irrigidito su un tappeto di emozioni costrette invadenti letali simili a sé stesse all'infinito nel gioco di un universo incosciente.
INFANZIA
Infanzia lontana il ricordo sottile annega dietro angoli scuri di pochi inverni.
LA STRADA SI POSA
La strada si posa stanca e assolata tra i volti scolpiti degli alberi. La voce del vento è muta e l'ombra si fa rara. Tra i muri di pietra rossa un antico ricordo di sacra forza, scaturisce invocato, mentre il rintocco del vespro richiama le donne ancora. Torna a tratti col vento l'odore forte del mudeju, e muore il sole tra un pendio e un colle. Già i primi incendi brillano nel crepuscolo.
PENOMBRA
Scavando in attimi scuri tra il sonno e la veglia, spezzati, è infinita penombra nella mente ed intorno: resistente corteccia che il tempo rafforza o ignora. Così, misurando i luoghi e i momenti che ci sono appartenuti si tenta di ricostruire la tappe di una crescita, di rendere stabili e concrete le esperienze: stabilire un contatto tra sè ed il mondo, capirne il segreto raccordo, nel rispetto di una sequenzialità che è l'unico indizio certo. Poi la memoria, anche a nostra insaputa, inizia a sgrossare qualche pensiero, riferimento, idea ricorrente: l'inizio di un tentativo di autogratificazione.
MISURARE IL PRESENTE
Vedo gli anni passati, che avvolgono silenziosi veli sul volto. La pace si piega sul fuoco, l'aria si torce, distorce e gli anni del cuore sempre meno nel cuore, sempre più nella testa. Quando avrò il coraggio e l'avvenire nella stessa mano . . . Il presente si tocca. Scivola a tre dimensioni sul binario più lento: paga ogni ritardo, paga puntuale l'inganno e la misura del passo si perde, all'incollarsi del cielo e del mondo.
ASCOLTO IL COLORE
Ascolto il colore che viene e il primo vestito che abita il mondo ed è già mestiere prima che frutto proibito. Ancora dove l'abito piega ride l'uomo ed il fiore ed il canto del giorno dilegua.
PAGO DI INDISTINTE CERTEZZE
Pago di indistinte certezze com'io fossi ancora un vago alitare di vento sospinto e sorretto dal giorno, volto pagine di mente l'una sull'altra, senza capirne i segni.
GIOCO
Vedo gli occhi, sorridono silenziosi. Un attimo coglie il loro gioco prima che si accorgano e fuggano... I bambini.
SCONOSCIUTA GIOIA
Deserto, disteso, nel solo breve istante di dolce immobilità: Sconosciuta gioia dal cuore e dalla bocca, affiora silenziosa, negli occhi, giù, fino a bagnare le labbra. Si crea i l discorso, la lente che indaga si commuove nel ricordo comune, nell'incanto di prestarsi a un gioco di coinvolgimenti personali: uno spontaneo "Gioco della Verità" dove non si appaga alcuna curiosità. Come immobilizzati in una fotografia, ci si preoccupa di partecipare all'evocazione.
MARIA
Quanti anni ricordo, Maria, anni del dolce vino incappucciati dalla primavera tenera, docile, amica. Passi nella strada di tutti, solo pensieri e sguardi al lume della sera. Cantando, voci di dentro, toccavano corde pure. Quanti anni ricordo nel loro profumo: Le donne di sempre e di adesso che giocano a prendere il volo. Per gioco o per forza che sia, ricordo quegli anni, Maria.
NON DIMENTICO DI STUPIRMI ANCORA
Non dimentico di stupirmi ancora, le rare volte che scopro di vivere, quando le rive d'asfalto si fanno lucide e scure e la solitudine illumina sprazzi intermittenti di profonde facoltà, tra una morte vecchia e una nuova.
DOLCE
Dolce immagino che ancora esista lontano perso tra i volti annega.
DIALOGO
- Buongiorno Signore, desidera acquistare qualcosa? Ecco vede, ho qui della tristezza che non ha ancora due giorni, tenuta in caldo, qui, sotto la maglia di lana, dove il freddo non scende ... - Non è proprio quello che mi serve... io, veramente, cercavo qualcosa di più... - Forse sarebbe di suo gradimento qualche grammo di sincera commozione, di quella che talvolta si trova ancora nei grandi occhi bagnati di una bimba di celluloide... E' qualcosa di veramente esclusivo !! - No, no, evidentemente non mi sono spiegato... qualcosa di meno... - Ho trovato! Queste rarissime briciole di autentica follia, potrebbero essere la chimera che voi cercate. - Niente da fare, non ci siamo... - Se vuole ho ancora scaglie d'odio, lacrime d'amore, frammenti d'orgoglio, otri di riso, gioia, paura... - Non, no, grazie, nulla di tutto questo mi interessa...
* * *
- Buongiorno Signore, desidera acquistare qualcosa? Ecco, vede, ho qui dell'indifferenza appena colta ...
ALCUNI PENSIERI VENGONO
Alcuni pensieri vengono quando chiudo gli occhi. Svaniscono quando li riapro, quasi non fossero veri.
CHE NE E' STATO DELL'UOMO?
I miei occhi fissi sul volto, invecchiati nel continuo guardare, han perso la luce e la gioia e le torce che si alzano mute durante la notte e tremando, hanno ormai solo tristi luci velate. E poi ancora, le labbra bagnate alla fonte sono arse di sete e spaccate dal tempo. E tu ancora mi interroghi e chiedi risposte. Scavi neri pozzi nel fango cercando la luce. Che ne è stato dell'uomo?
SEPARATI MOMENTI
Separati momenti agitano bandiere diverse nel tempo. Gli occhi dentro le guardano. Cambiano i segni sui gonfaloni ma non amo di meno i miei sogni, solo, li conosco meglio.
L'URLO DEL PRIMO UOMO
L’urlo del primo uomo giace nell’aria. Il suo dolore è fede, è Dio. Le sue lacrime bagnano altri mondi la cui esistenza è incerta. L’urlo del primo uomo è ancora vivo nelle tue piaghe quando l’odore del sangue acceca i tuoi sensi. Batte il petto sul suolo fino allo schianto.
SEGUI PIANO LE DITA
Segui piano le dita tracciare nell'aria pensieri dove non arriva la voce si alzano gli occhi cercando. Piangono i colori nel seno duro della perduta purezza.
II L'Uomo, la Coscienza, la Crisi
Come se capire la crisi voglia dire che la crisi è risolta. G.Gaber
Allora questa tanto temuta pazzia si scioglie lentamente e si diluisce nelle idee e nelle azioni: annacqua e corrompe le fibre solide dell'istinto, ci si rivolta contro, con la stessa forza con la quale cerchiamo di combatterla. Il Tutto è sempre più della parte, anche se quasta parte è l'uomo. Prendere coscienza è subito tutt'uno con il trovarsi invischiati nell'ingranaggio che procede inesorabile, con o senza di noi.
ARIDO RAGGIO
Arido raggio e svuotato, intima offesa al silenzio, muto vate dei segni. E quale perdono di tutto questo sapere? Quale condanna? Senza labbra il mio cuore.
PASSI CHIUSI
Passi chiusi su mura incaute che tornano uguali nel tempo. Fiori di bosco graffiati a vivo: tele di ragno. Non c'è ragione non un ramo che vibra ed è aspro e forte in me il più fragile segno. Breve è il vanto di vita che ad ogni passo stinge e muore nel buio.
CHI LODA IL VENTO
Chi loda il vento e ne è consumato nasce dai propri segni e nella vita di questi si spegne. Noi lo siamo, di questa progenie dalle mani mute e dalle menti fiacche. Vedono i nostri occhi ancora, autunno e inverno nelle lenti di un gioco, come fossero gli alberi a decidere ancora il corso del tempo. Ad ogni istante ardono battendo nelle tempie le voci profonde dei nostri segni. Che vale dunque lo sforzo? Chi loda il vento non lo deve forse anche seguire e guidare? Teniamo sempre a portata di mano un paio di occhiali scuri attravero i quali gli altri non possono sapere se stiamo guardando oppure no. Ipocrisia. La Storia insegna e noi siamo studenti maldestri e distratti. Se non si riesce a vivere come si pensa, si finisce per il pensare come si vive: Viviamo e pensiamo male.
STORIA
Impero dei gesti, degli anni poveri e dritti, stoiche gemme dell'entusiasmo, facili servi e padroni. Terra sotto le unghie quasi mai sotto i piedi: Qualcuno ha nascosto le prove.
UN SENSO ALLA VITA
Un senso alla vita nella dignitosa fierezza della povertà. Nei fiori stampati addosso, nei volti attaccati alla pelle. E' davvero solo negli occhi, o la vita chiede martiri ancora?
ABITATORI D'OLTRE EVO
Abitatori d'oltre evo bussano alle porte. Schiavi di fate tristi e mostri tendono le mani oltre le grate. La pioggia ritrae le sue gocce, la terra i suoi poli. IL piccolo passo dell'uomo quale favola scrive?
NON ABBIAMO PIU' MANI
Non abbiamo puù mani per coprire gli occhi e più ci avviciniamo più i nostri passi cedono al terreno. E' stanco il cuore ed il ventre ed il respiro ricopre le grida: Prima di essere falciati come spighe mature di campo, scambiamoci un segno di pace. Il corvo ride, lui, non ha occhi per piangere.
ASCOLTO I SUONI INDISTINTI
Ascolto i suoni indistinti della mia coscienza agitata. Pause di lunghi silenzi e segnali perduti. C'è qualcosa che non posso toccare, che la mente non frena, tra il dolore e il piacere. Vorrei racchiudere il vento come un pugno di miglio.
L'ARGINE
Dell'argine percorre il divenire questo fluttuante sguardo immoto e non ha posa il volo delle ali, bianche, falci di luna galleggiano come foglie impigliate tra i rami. Secco il marmo, dove apre le pietre la radice dell'erba, i suoi giorni consuma non altrimenti dai miei, tra rare passioni dell'onda scura e pungenti radici del cuore e della fantasia.
"Ah!", disse la volpe, "Piangerò". "La colpa è tua", disse il Piccolo Principe, "io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..." "E' vero", disse la volpe, "Ma piangerai!", disse il Piccolo Principe. "E' certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano". A de Saint->Exupéry
ARTIFICIALI ILLUSIONI
Anche le ultime stelle fisse, muovono dietro le altre. Non resta chiodo che tenga, non cuneo che fermi. Avvizzisce la luce delle utopie. Artificiali illusioni seguono il polo(*). (*) NdA: Il testo è stato scritto in tempi non sospetti, in cui il significato del termine era puramente geografico e non come avviene oggi, politico.
PALLIDA ESISTENZA
Pallida esistenza condanna estrema di un giudice invisibile, ultima diabolica invenzione di un giustiziere impazzito. Morso è il cuore dal canto degli uccelli, l'aria intorbidita dal pullulare di fremiti incontrollati, è sempre più pesante. Le nostre mani parlano per noi, mentre la speranza impallidisce. La sola forza che ci impedisce di cadere è il dolore. Grazie Padre, per averci lasciato almeno questo.
SE CERCO BENE
Se cerco bene al fondo, ecco che posso ancora trovare in me la forza di resistere: Ma ciò che non troverò è la gioia di aver resistito.
Non ricordi cosa dire non ricordi cosa fare non ricordi dove andare non ricordi cosa scegliere Rotoli, rubi, senti, cadi in ginocchio. T. Buckley
NON SO PIU'
Non so più inventare giochi nè rompere nervosi cristalli nè calarmi nel fondo di un pozzo nè so cadere più ormai per provare il gusto salato del sudore che scende sulle labbra durante la risalita. Non so più, ingegno malato, quali occhi chiudere o quali fuochi accendere: Forse il collasso del mio unverso ne è causa ed effetto al tempo.
DRITTO AL CUORE
Dritto al cuore, l'inverno cade boccheggiante e mi trascina con se, a morire nella terra per mano del cielo.
GABBIANI
Il mio stupore è spento come la gioia nel grido dei gabbiani al porto.
VOCI
Voci, come luci di lampare al porto, seguite dal gocciolare triste e silenzio di reti ancora vuote.
IL PESO
Cosa dire agli occhi che guardano vitrei i segni profondi del viso? Quali arti mostrare? Tra i raggi del buio si piegano loro le ciglia a me le ginocchia.
III La Voce, il Silenzio, il Segno
LE PORTE
Si son chiuse le porte. Le grandi porte di petra che aprivano i cuori. Si son chiuse le porte. Ruggendo paurosamente, stridendo nella sabbia, per piombare nel silenzio. Si son chiuse le porte, ed il vento che porta la tua voce è ormai lontano. Neanche le urla della disperazione scalfiscono la pietra. Così è stato scritto, così è stato. Si son chiuse le porte, adesso il meno, è aspettare.
PER OGNUNO DI VOI
Per ognuno di voi a cui ho rubato come fosse sangue gocce di tempo per la mia sopravvivenza, per ognuno di voi ora sconto il mio peccato. Per ognuno di voi a cui ho chiesto di lasciarmi vivere senza altre scuse che l'amore stesso, per ognuno di voi, scrivo, non per le vostre orecchie.
GIA' LE PAROLE
Già le parole si fanno cristalli. Bagna gli occhi a chi legge la neve: Conservo al freddo i miei libri, dove forse lo sguardo o il pensiero ancora non sciolgono i segni.
QUESTE SPORCHE LETTERE
Queste sporche lettere imbevute di sangue disperse e ignorate fagocitate, dall'appiattimento individuale, mi restano come unica consolazione: Magra preda di un felino incapace, infantile pigrizia viziata, forse solo clemenza trascendentale.
IL FARO
Si è spento il faro che illuminava lo scoglio. Di notte, chi naviga solo, si perde.
HO FREDDO DI RESISTERE AL CUORE
Ho freddo di resistere al cuore, di vendere fiumi di parole. Il lume della lanterna Si spegne al fondo. Non resta che battere mani e piedi: La luna mi sarà di fianco.
SE SOLO QUESTO SILENZIO
Se solo questo silenzio non fosse interrotto da infinite voci che non mi appartengono... Vuota disperazione, attimi di indefinita dolcezza, indefinito colore. Questo peso si solleva Oltre le ore Nell’attesa del giorno. Allora anche il dolore è segno, ed il segno ricerca: il primo forse e fondamentale mezzo di acquisizione delle informazioni, perchè contemporaneo, nel suo sviluppo, ai sensi. Dove può arrivare la capacità di sintesi del pensiero, là tenta di arrivare la voce. Il sacrificio è sempre grande: il dolore provocato dallo sforzo di rompere gli argini del silenzio, accompagna ogni tentativo di modificazione dello stato delle cose, che tendono per loro natura, all'immobilismo, alla chiusura, al resistere identiche a sè stesse così come la nostra coerenza, ostacolo ad ogni miglioramento.
VAGHE PAROLE
Vaghe parole soltanto rapide luci, intorno. Veli spezzati di vita, colti dall'incoscienza, estirpati. Figli velenosi del tempo. Invano si ascolta con occhi lucidi il vento.
SE NON HO DETTO
Se non ho detto e nulla è trasparito se non dagli occhi, tu non hai visto nè ascoltato alcun segno. Fredda corda sul collo il silenzio.
... e poichè nella letteratura tutto è diventato dicibile e niente più soggiace ai tabù, l'inespresso sostituisce la parola, che assume la funzione del tacere per mezzo delle parole. H.Rudigher
LA FOGLIA
Pavide lacrime portatrici di gioia restano mute attaccate alle ciglia, come foglie d'autunno resistono al vento e sorridono al volo per un breve momento: Cade la foglia, e il dolore dopo la gioia, più lento.
VOCI
Gridai, gridai, gridai, mille volte ancora il profumo di un volto e catturai la forza, furia caduta dal vento, in morbide foglie di luce. Cresce lo sforzo ed è vano, vano - sfiorire - perchè ancora è immortale - ed è assurdo credi - perchè ancora sento se il vento dura deboli voci isolate gridare.
VIENE A MANCARE
Viene a mancare anche la più bassa idea e vuote parole suppliscono i posti abbandonati dalle rivelazioni, prive ormai di coscienza. Non si alza più la forza se non per chiamare le ombre abbandonate oltre la mente. Sai bene, sai bene solo ciò che senti: senti e sai solo ciò che manca.
APRILE
Fuochi di luci ardono la valle sinuosa. L'orecchio si attarda nella ricerca di un segno. Aprile ha la memoria corta: alle mani lavate di fresco cancella il dolore feroce, e del vento di Marzo la voce. Ma la parola non basta e allora il segno diventa portatore di significato: il gioco della comunicazione diviene gestuale e anche nelle parole il silenzio si fa denso di situazioni che diventano leggibili, come gli occhi degli amanti, come le loro mani.
IV L'Uomo, la Donna i Sensi
Non c'è energia che sia applicata altrove. Eppure è tutto scritto nelle regole del gioco, anche ciò che apparentemente se ne distacca in quanto trasgressione e pretende di vivere di leggi proprie. La letteratura sull'argomento è esaustiva, la filosofia inconcludente, l'esperienza, la sola possibile maestra.
AMO L'ERBA
Amo l'erba su cui corre la sera, il pensiero increspato delle emozioni e la tenera pelle di un corpo, che la mano e lo sguardo carezza. Amo i giochi di sempre e l'ignoto parco degli animi.
LE MIE PAROLE
Le mie parole, sono muti assensi, muti dissensi. Sono chiare, invisibili testimonianze, del mio amore.
NON CONCEDERMI ALTRO
Non concedermi altro. Non più ora. Le doglie del mio istinto mi hanno generato, e generandomi mi hanno ucciso. Non concedermi altro: salvami.
MI BATTI NELLE TEMPIE
Mi batti nelle tempie. Sei tu che mi martelli i pensieri. Continui a lacerare la mia mente, ma dimmi, vuoi entrare o uscire ? Ricordo di averla conosciuta lo scorso inverno: leggeva Edgar Lee Masters nei giardini dell'università, luogo che io frequentavo rarissimamanete, specie d'inverno, ma che quel pomeriggio era particolarmente assolato ed invitante. Molteplici eccitazioni della mente affollavano i miei pensieri: tra due giorni l'esame... i libri scambiavano tra loro discorsi, citaziopni, desideri inespressi. P.R sarebbe arrivato a Natale, insieme ad una certa K., conosciuta a Londra: il tempo mi mordeva la coda. Chiesi una sigaretta. Non fumava. "Sei di Lettere?" "No fi Fisica." "Ah, di Fisica..., conosci P.P.?" "Ma certo! eravamo compagni al liceo A." Anche lei aveva voglia di parlare e non solo di P.P..
PER TUTTO CIO' CHE AMO
La mia fine è qui, all'inizio dei miei pensieri. Un freddo brillare nel vuoto di una fiamma che va perdendosi nell'oscurità, per non essere ricordata, ma assolta da ogni debito. La mia fine è qui, dentro di me, per tutto ciò che amo.
CONTINUO A PERSEGUITARTI
Continuo a perseguitarti con il mio dolore. Dico d'amarti ma non è vero: Non ho ancora imparato ad amare i miei rimpianti.
AMORE
Amore: Un'infinita spada sulla cui lama affilata camminano ciechi gli uomini ed anche si feriscono, e cadono.
SENTO CHE SI POSA
Sento che si posa un soffio di incredibile tenerezza sulle labbra di chi ha perduto ogni forza. Si baciano le onde e si toccano, con un rituale antico d'amore, si fondono, come giochi di fiamme nel vento: Il cielo s'imbruna di pudore e le infinite sue lacrime si specchiano sulla superficie del mare. Sento che si posa un soffio di incredibile tenerezza sulle mie labbra: Il vento non mi ha dimenticato. Ci siamo rivisti molte volte ancora, in ogni stagione dell'anno, di nascosto da L. che era molto geloso e non avrebbe capito. Si parlava di noi e ogni volta che non potevo vederla, telefonavo, la sera, solo per sentine la voce. A volte non c'era: "E' uscita con L. ", mi rispondeva la voce sospettosa della madre, ma lei, non aveva alcuna intenzione di scegliere.
LA NOSTRA SOLA FORZA
La nostra sola forza è ora finita e forse altri amori daranno ragioni al nostro calvario: Apoteosi di un intricato conoscersi e perdersi.
NEL GIRARE DELLE RUOTE
Se solo riuscissi a vederti ancora, come ti ho visto quel giorno... Gridavi luce nella strada e i tuoi occhi erano scure stelle che non ho dimenticato. Il vento ti sfiorava il volto Ed era come se fosse parte di te. I capelli ancora bagnati sciolti sulle spalle sembravano piangere di gioia. Ed io ho pianto, e piango la mia vita, fuggita con te nel girare delle ruote.
QUANDO TI AVRO’ AMATO
Il tuo nome risuona nella mia mente, insieme e nel mio corpo. Perché ti amerò ancora Quando avrai dimenticato, oppure mai, o sempre ti avrò amato. Ma spunteranno nuove bacche tra i rovi e nuovi fiori ad ogni notte diversi, senza che scompaia il profumo quando ti avrò amato. Quando la rividi, dopo l'estate, non seppe dirmi nulla. Piangevo, mentre si voltava, dopo un abbraccio senza baci. Non le avrei mai spedito quella lettera, in cui le chiedevo di scegliere...
PRIMAVERA
Si perde il tempo di amarti tra gli alberi in fiore, di conoscere l'odore del tuo calore, così come il grano conosce la terra. Si perde la forza di seguire il tuo richiamo e resta l'amore, che non tornerà tra un anno come fanno le spore.
IRACONDE CRESTE
Iraconde creste del pelago profondo sbalzate da mani forti come terra da un vomero. Scuri vortici tra le mie dita i tuoi capelli sfuggono.
PALPITO
Dire di te e non dire cosa: laccio di stretta luce chiuso sul labbro. Leggo il volgersi lento di ogni segno giovane antico, e il maturare in fretta di ogni gemma schiusa: Tenue luce di luna e pallida di seta copre un affannoso palpito di vita.
DOV'ERI
Dov'eri, quando i giorni scolpivano le mie ferite su gli occhi e le labbra? Dove, quando i sogni rompevano gracili notti portando il vento nel cuore? Quando il silenzio mordeva le corde alla voce, dov'eri? Premeva, non vista la tua mano sfuggente il mio costato.
PIANO
Piano la mano il volto nasconde e ride la bocca, risponde. Brillano gli occhi irrequieti: pensieri velati. Lenta si spoglia la voce dal cuore: gioca la Dama l'invito e la voglia: Lui, l'altro, l'amico, l'amore: Pensiero antico che ancora confonde e piano la mano il volto nasconde.
Passero, passero del mio amore: ti tiene in seno, gioca con te, perge le dita al tuo assalto, provoca le tue beccate rabbiose. Come si diventa l'anima mia in questo gioco, trovando conforto al suo dolore, non so; ma come lei quando si placa l'affanno d'amore, anch'io vorrei giocare con te e strapparmi dal cuore la malinconia. C.V. Catullo
BACI
Baci, baci, baci: che lingua palano? Morbida.
SIMILMENTE AI PENSIERI
Lieve e stanca veste muta, scivola dal corpo, invano. Rosse bacche - amare e ferite - voci tra spine d'acre profumo nel grembo. Similmente ai pensieri di notte.
OTTOBRE
Il primo albero all'entrata del parco - non è facile amarti - ed il sole nasconde i suoi raggi tra le chiome agitate. I destini si incrociano in basso ed il vento ne ride. Che frutti avremo raccolto in ottobre?
IL FIUME O ALTRO
L'orlo indiscreto del fiume, il margine, scorre. Cresce silenziosa la selva e imbruna il verde: Lo sguardo curioso nel petto indaga, e nel frutto del monte, nel letto, si bagna e si perde la vita.
GUARDA
Guarda lo stupore ingordo bacia la nuca e nudo il pudore sgorga sul viso. Chi ne ha visto l'odore e nudo amore il velluto dei lombi invoca, gote amaranto. Ride la mano che gioca sul fianco ed il pensiero si nutre e lo sguardo del dono indiscreto, segreto stupore.
E PIANO
E piano sul viso ti scivola accanto la mano raccolta distesa. Un gioco preciso di sete e pazienza e poco riposa speranza.
V Il Paradosso
VALVOLE COSMICHE
Il nostro pianeta è cosparso di valvole cosmiche. Noi non lo sappiamo, ma loro si aprono e si chiudono in continuazione. Lasciano passare uno strano fluido, e a volte si surriscaldano, a volte si raffreddano, ma sono innocue e non scoppiano mai. Nonostante la loro grandissima diffusione nessuno sa a cosa servano.
CENTOCINQUANTA
centocinquanta la gallina canta canta il gallo canta tutto il pollaio. Centocinquantuno non canta più nessuno la gallina è morta e a nessuno importa.
CUORE SU CUORE
Cuore su cuore, mente su mente, tra i fiori e le spine di questo universo, che devo ancora svelare, capire, amare, ritrovo pensieri perduti. Non ci si può perdere per sempre nell'infinito, perchè l'infinito è in noi stessi e ovunque siamo noi siamo sempre. L'attimo che ci separa dagli altri, talvolta diviene così sottile da essere scambiato per nulla. Il gioco sa ferirci ed insegnarci di più quando inverte le regole e le parti: Fortuna cambia di mano e le immagini acquistano un diverso spessore.
LA VITA
La vita, questa tremenda invenzione della morte, danza ancora al suo fianco come una fedele compagna e con lei giace ogni notte.
RISOLVERSI OLTRE L'IMMAGINAZIONE
Risolversi oltre l'immaginazione rende credibili le aberrazioni del mio ingegno. Il profondo vortice che mi attira è il mio immenso e sconosciuto destino, la mia immaginazione che lentamente scopro, svegliandomi, come da un lungo letargo. Il dubbio è salutare. Mettersi sempre in discussione, anche nella fideistica certezza delle proprie idee, produce quella instabilità necessaria all'arte di crescere e di interpretare. Il gioco, ancora una volta, ci salva e ci permette di vivere senza riserve.
NON SEI TU AD ESISTERE
Non sei tu ad esistere ma il tuo ventre mentale affamato di polline e docili affanni, di involontarie gioie incompiute: Disperata invenzione nel gracidare notturno dei pensieri.
FORSE DELL’INVERNO ANCORA
Forse dell’inverno ancora è rimasto un’alito freddo. Non passerà soffio di vento senza che anche le mie labbra rivivano, destate, la tua musica. Forse di altri tempi non è rimasto che l’odore ed i graffi sul volto. Ma cosa importa? Il carro del sole non è voluto restare ed il mio passo non può fare altro che seguirlo.
IL GLICINE
Come il profume del glicine che in sere estive trabocca dalle balconate, i pensieri si irradiano dalla mente e posano le stanche appendici tra sensazioni antiche. E ancora anche quando svanisce il sorriso resta dolce il profumo.
R.Z.
Vedo i tuoi occhi rubare attimi al tempo ed aprirsi enormi là dove giace il vuoto. O forse immagini ancora un Minotauro tra i tuoi muri contorti, tra i tuoi salti di spazio e di tempo, come Alice oltre lo specchio. Che noia - ma non abbastanza - o forse che vana pazzia: questo perdersi in mari profondi. Sangre de diablo: lo specchio! or how can I say: Mon ami. Allora ci si accorge che tutta questa fatica che si mette nel vivere non è mai del tutto premiata dall'ogetto della ricerca. Iniziamo a cercare l'ago nel pagliaio e solo più tardi ci rendiamo conto della difficoltà dell'impresa. Desistere vorrebbe dire aver sprecato tempo.
RICAMI
Una parola viziata sul labbro incontra la pelle sul cuore. Parole di pane nascoste e non dette, scavate, scelte dal mucchio, tra echi di risa lontane. Nuvole sporche di storia: e non resta neanche un pò di saggezza.
RAGGIUNGERTI GLI OCCHI ANCORA
Raggiungerti gli occhi ancora: Forse le mani tese, nervose, per colmare l'affanno, il tuo respiro forzato. I tuoi capelli si sono piegati al vento stanco di questa terra: Io ne sono portato e difeso.
PRESTO SUL LUME ASCIUTTO
Presto sul lume asciutto cadranno aghi di pino. Le parole si faranno dolci e lente in un momento, come risposte attese a lungo. La moneta vibrerà ancora nell'aria(*). Le note si scioglieranno al calore della voce e con il colore dei capelli cambieremo anche la pelle. (*) NdA: Un omaggio alla canzone Valentine Melody di T.Buckley
LUNA CALANTE
Ogni giorno sul palmo della mano cresce un nuovo segno e sul volto una ruga profonda. Il Fiume solleva le barche sui moli: Ride la luna un sorriso calante sul cuore di Londra e sul mio.
Improvvisamente capì che la ricerca era stata l'unica causa del suo non trovare, che nel mondo non si può trovare e non si può quindi avere ciò che da sempre si è. P.Watzlawick
CON IL GRANO
Il primo giorno non aver pace: La notte concede e sottrae le sue prede. Il primo mese segue la luna: La donna si spoglia con il seme la voglia. Il primo anno arde già gli assi: ma al vento riposa con il grano la rosa.
ALLA VOGLIA
Alla voglia, alla foglia che cade, agli attimi urgenti, che primi il sonno pervade. Alla notte sorella o al grido del gallo, ai pensieri fuggenti, al ritmo del canto che lega le genti. Al fiore dei sensi perduti, alla voce, che muta tace gli amori, al vino, ai dolori, al rossore che assale le gote, alle ali che il vento solleva, che la vita percuote. Disingannati amori, esacerbate menti, voglie ancor verdi tra foglie cadenti: a voi cede la vita serrata tra i denti.
POESIA E VITA
Ogni poesia è una vita. Libri di poesia, libri di vita: Non esistono. Non c'è posto in un libro per una vita: Non c'è vita che possa trovar posto in un libro.
Finito di stampare nel mese di Dicembre 1988