Tracce
- Una overdose di improbabili necessità indotte dalla pubblicità
- Il poco tempo a disposizione per meditare (rammentate quella euforica sensazione di funzionamento del cervello in assenza di radiazioni UVA provenienti da fiction televisiva, Reality show, telegiornali ...)
- Invecchiamento precoce della tecnologia (ancora con il telefonino TAX, senza MMS, GPRS, BLUTUT, e UAIFAI ?)
La III° guerra mondiale è quella che stiamo vivendo: Guerra Preventiva, Profitto Indiscriminato, Globalizzazione, Standardizzazione. Minima variazione dalla norma. Massima perdita di varietà. McDonald©, CocaCola© e Pizza© Sempre meno contenuti e sempre più contenitori (come i format no?), apparenza v/s sostanza, forma e contenuto, etica v/s estetica. Coltivazioni intensive, campi di concentramento per polli maiali e mucche, e tutte le altre innumerevoli aberrazioni dell'ordine naturale delle cose...
E allora, ecco che, come per magia, il ritorno alla natura da urgenza etica e morale si trasforma in business.
Ma c'è qualcosa che è si è salvato da questa malattia degenerativa?
Ma se proviamo a cancellare il termine business il biologico può anche diventare un reale valore economico oltre che etico. E forse l'uso del termine mission, in questo caso, può suonare meno blasfemo di quanto non avvenga di solito. Torno insistentemente a un concetto che mi accompagna fin dai miei primi travagli adolescenziali: equilibrio, armonia. Tutto sembra ritrovare una ragione, ma anche solo una giustificazione sarebbe abbastanza. Non è un caso. Nulla è per caso. Dovremmo iniziare un'opera di studio, di recupero, di restauro: riprenderci la memoria degli eventi storici più recenti e meno recenti, che ci hanno condotto fino a qui, ma anche la memoria degli eventi privati, delle persone, dei luoghi, dei sentimenti, dei sogni. Perchè una società degna di questo nome è fatta di individui, non di clienti, di uomini, non di target. Dovremmo ricominciare dall'inizio, dalle materie prime, dalla Cultura (con la C maiuscola), dall'Educazione, dalla ri-formazione culturale di un popolo, che ha bisogno di ricostruire la fiducia nei gruppi di potere, nelle forme di associazione, ed infine, o forse come prima cosa, nei singoli.
Tracce, nel senso di orme o di macchie? (e' solo una prova per vedere se riusciamo a parlarci attraverso il tuo Blog).
Una cosa ancora: l'orario - nel cuore della notte - è quello effettivo?
A presto
Nel senso di orme, o forse indizi, ma anche il concetto di macchia non mi dispiace. Qualche appunto su cui pensavo di scrivere qualcosa di più preciso.
L'orario? è preciso, si, abbastanza preciso ...
L'azione orientata eticamente. E' forse l'unico "filo" che mi sembra in grado di collegare con un qualche senso le estreme periferie della "matassa", di emergere dal blobbone che ci avviluppa (anche se sono d'accordo con te, nulla è per caso; ma allora tutto è necessario? Forse no). Non fraintendermi: niente a che fare con il peccato-senso di colpa-punizione delle "genti del Libro", né con l'azione finalizzata all'azione di Arjuna sul campo di battaglia. E' qualcosa di essenzialmente laico, proverei a dire umano. Più facile, con Montale, dire cosa non è: non è asservimento a un obiettivo, non è interesse personale, non è potere. Non so nemmeno quanto contribuisca ad equilibrio ed armonia. Perché allora ne scrivo?. Beh, il Blog è tuo, e mo' ti becchi 'sto commento vagamente confuso.
Ti scrivo solo per segnalarti un Blog fotografico trovato per caso.
http://setecores.blogspot.com/
Mi sembra valga la pena di una sfogliata. Hasta luego
Ti leggo amico, forse un pò confuso: ma è il tema che tocchi che produce confusione e noi ci siamo dentro. Cerco di aggiungere qualcosa alle tue risposte su cosa ha reso il consumismo uno strumento di controllo delle masse: la normalizzazione.
Siamo aramai appiattiti su tutto: tre telefonini a cranio? E' normale. Viviamo la guerra preventiva nelle immagini TV in compagnia di coca e pop corn? E' normale. Mia figlia mi chiede jeans da 230 euro e glieli compro? E' normale. Il Presidente del Consiglio spara stronzate a raffica? E' normale. Questa è una cosa che mi fa paura: la normalizzazione.
Mi ritorna in mente quando ritornai dal paese con maggior consumo di coca cola nel mondo (dopo gli usa), il Messico (gli indios la usano per ruttare e tirar fuori il male.. ho cercato loro di consigliare l'uso dei fagioli, ma niente...sic!): quando tornai a casa, nel mio armadio ritrovai i miei 10 abiti assieme alle mie 28 camicie "... e che ci faccio con tutta sta roba" mi chiesi... "basterebbe un vestito (magari quello della comunione di mia figlia) e due camicie... mentre una la lavo l'altra la indosso", poi pensai a cosa avrebbero detto il mio Presidente e il mio Dir. Commerciale "Senti un pò, ma c'hai solo sto vestito? Non puoi andare dai clienti vestito sempre uguale!.. o preferisci andartene?" Allora ho capito: vado a lavorare per comprarmi i vestiti per andare a lavorare.. e così ancora: vado a lavorare per pagare la benzina per andare a lavorare... ecc...
Come ben sai poco dopo mi sono licenziato e continuo ad andare in messico, con un jeans e una maglietta!
Ha ragione Vale: "L'azione orientata eticamente è forse l'unico "filo" che sia in grado di collegare con un qualche senso le estreme periferie della "matassa"... ha ragione. E con tutti i sacrifici del caso, è da un pezzo che continuo imperterrito a fare i conti solo con l'etica che mi dentro.
Un abbraccio fraterno,
Mauro
Ti leggo amico, confuso dal tema che poni. Aggiungo nella "normalizzazione" una delle cose che rendono il consumismo uno strumento di controllo delle masse.
guerra preventiva? E' normale. Jeans a 230 euro? E' normale. Tre telefoni a cranio? E' normale... è normale...è normale!
Ti leggo amico e ritorno indietro nel tempo quando tornai dal Messico (tra l'altro la seconda nazione al mondo per consumo di coca cola, gli indios della selva la usano per fare rutti volti a espletare il male che hanno dentro... e vane sono stati i miei suggerimenti di usare fagioli e far uscire il male dal culo), dicevo, quando tornai dal messico ritovai nel'armadio i miei 12 vestiti e le mie 28 camicie. "Che ci faccio con tutta sta roba... basterebbe un vestito, magari quello della comunione di mia figlia, e due camicie in modo da lavarne una e indossare l'altra in un ciclo continuo". Poi nella mente si materializzarono il mio Presidente e il mio Direttore Commerciale "Ahò.. ma c'hai solo sto vestito? Mica puoi ricevre i clienti vestitop sempre allo stesso modo?". Allora capii: vado a lavorare 10 ore al giorno per comprare i vestiti per andare a lavorare, lo stesso vale per la benzina.
Come ben sai mi sono licenziato e lavoro in proprio (a volte vado in ufficio con le ciabatte..eheheh), continuo ad andare i messico cercando di convicere i miei amici della Selva di usare i fagioli contro il maligno.
Ha ragione Vale: "l'azione va orientata eticamente". Ed è per questa ragione che da un pezzo oriento le mie azioni ascoltando l'etica che è in me.
Un abbraccio fraterno,
Mauro
scusateil doppio commento... non vedevo il primo e pensavo che il fosse andato perduto nell'etere. Sbaglio spesso: è normale.
Mauro