05 febbraio 2006

De Differentia


PREFAZIONE ALL'EDIZIONE FILOLOGICA ELETTRONICA

Il 3 Febbraio A.D. 2006 ricevo finalmente, dall'esimio Prof. Sebastiano Nucifora il tanto atteso materiale riguardante il "Trattato delle Differenze".
Riporto qui la missiva con la quale veniva accompagnata la spedizione:

Caro Carlo, dopo una lunga ed affannosa ricerca ti invio quanto sono riuscito a recuperare del glorioso tentativo di redigere il manuale delle differenze. Credo che possa essere un buon punto di partenza, anche se certo non chiarissimo, per tentare di dare visibilità a questo nobile edificio. Visto la confusione che impera in relazione al "senso delle parole", forse le differenze possono proporsi come una sorta di ancora di salvezza, di porto sicuro, per chi crede fermamente che ancora oggi le parole...insomma...parlano. Ti lascio ovviamente con una differenza:
Che differenza c'è tra Nakata, Pecchia (che giocano male) e 'na catapecchia?
un abbraccio a tutti, a presto
Sebi
Fu con estrema eccitazione che mi accinsi a verificare lo stato di conservazione, la leggibilità dei manoscritti e delle prime bozze di stampa. Mi resi subito conto che molte parti dell'opera erano andate perse e che intere sezioni erano addirittura rimaste incompiute.
Ma il fuoco della filologia mi ha spinto ad andare comunque avanti, a ricostruire, ove possibile, le parti necessarie ad una più agevole comprensione e a riorganizzare la struttura del testo in un corpus coerente.
Spero di aver fatto opera gradita a quanti, come chi scrive, hanno lungamente atteso di poter godere del conforto che una lettura di tale portata è in grado di elargire.
Le parti tra parentesi quadre [ ] indicano il testo inserito dal redattore a completamento di parti mancanti o illegibili.


Il Redattore


INTRODUZIONE ALL'OPERA

Con il proposito di compendiare per iscritto una materia fino ad oggi considerata di solo dominio della lingua parlata, questo manuale è diretto agli entusiasti ed ai curiosi di questa nuova disciplina verbale che intendono avvicinarsi, al meglio delle loro capacità, utilizzando le più avanzate teorie fino ad oggi formulate in materia.
Preziosa guida all'universo vasto ed affascinante delle Differenze, indispensabile alla corretta interpretazione e fruizione delle medesime, è attualmente l'unico testo di riferimento in materia.

CENNI STORICI

All'inizio del 1987 si formava a Gubbio(PG) il gruppo di studi S. Spirito, con il nobile proposito di risolvere le annose questioni linguistiche inerenti ai modi di dire più in voga nell'alta valle del Chiascio e nella Maremma.
Fu quasi per caso che uno dei più illustri componenti del gruppo, l'esimio professor Mauro Moschitti, pronunziò, a seguito di un acceso dibattito, la seguente espressione:
"Ma insomma, che differenza c'è tra Gino Paoli e Paolo Conte?"
In quello storico momento i presenti si resero immediatamente conto di trovarsi di fronte ad un avvenimento che avrebbe rivoluzionato ogni loro precedente esperienza in materia.
Si trattava della prima enunciazione, seppure in forma elementare, di quella operazione linguistica che avrebbe successivamente preso il nome di "DIFFERENZA".

NOZIONI PROPEDEUTICHE ALLA COMPRENSIONE
DELLA DEFINIZIONE DI DIFFERENZA

a) Figure Fisiche

Sono attori della differenza le figure fisiche del NARRATORE e del NARRATARIO. NARRATORE è colui che enuncia la D. e che, in pratica mette in moto il complesso meccanismo dell'operazione. NARRATARIO è colui che ascolta la D. enunciata dal NARRATORE.
Tutte le persone fisiche senza distinzione di sesso, di età, razza o religione possono essere considerati potenziali NARRATORI o NARRATARI di D.; essi di fatto devono però possedere, durante tutto l'arco di tempo in cui l'operazione D. si svolge, determnati requisiti logico-associativi che andremo meglio a definire quando parleremo dei "Momenti della Differenza".1
Se è immediatamente evidente come in assenza del NARRATORE la D. non possa venire espressa , non lo è altrettanto il fatto di come, in assenza del NARRATARIO la D. non possa ancora definirsi tale. E' infatti la verifica con quest'ultimo che ne sancisce l'esistenza ed il "Grado di Purezza" 2.

b) Individualità del NARRATORE e del NARRATARIO

Nonostante si siano verificati rari casi in cui l'enunciazione di una D. sia stata frutto di una collaborazione inconscia ed involontaria di più di un soggetto (questione detta del Flic & Flock) si può ritenere, con buona approssimazione, che la figura del NARRATORE sia unica.
L'esperienza mostra come, nella stragrande maggioranza dei casi, la D. nasce e prende forma nella mente di un solo soggetto, pur non escludendo che nella realtà possano verificarsi (e si sono verificati) casi in cui, determinati fattori psico-associativi nonché ambientali abbiano determinato la formulazione contemporanea (quantomeno a livello di pensiero), della medesima D. da parte di due soggetti distinti.

[testo mancante]

. . . si parla di platea di NARRATARI.

La presenza di più narratari rende certamente più elaborate le relazioni psico-associative generali che dovrebbero tendera alla univocità del rapporto enunciazione-ricezione, ma se consideriamo i NARRATARI presenti tutti in possesso delle medesime caratteristiche, possiamo affermare che non esiste contraddittorietà.

Il dire che è uguale parlare di

[enunciazione incompiuta]

[ DOMINIO TEMPORALE ]

Dominio Temporale del Narratore

Prima di procedere oltre è necessario al fine di una corretta interpretazione, spiegare alcuni termini fondamentali che ricorreranno spesso in questa trattazione:

Momenti del NARRATORE

M.C.O. Momento della Concezione Originaria
M.V.I Momento della Verifica Interna
M.E.F Momento della Enunciazione Finale

M.S.O Momento del Silenzio O[ral]
M.S.V Momento della Spiegazione Volontaria

Momenti del NARRATARIO

M.R.P Momento della Ricezione Primaria
M.A.V Momento dell' Assimilazione e Verifica
M.R.F Momento della Reazione Finale

Il M.C.O. è un momento di stretta pertinenza del NARRATORE: esso indica l'istante temporale infinitesimo in cui il rapporto si esplicita per la prima volta nella sua mente. E' un momento di grande importanza e affinchè sia valido deve possedere la caratteristica della spontaneità, ovvero non [deve] essere il frutto di macchinose elaborazioni volontarie in cui si cerca a tutti i costi di mettere in relazione i due termini.
Per comodità consideriamo successivo M.V.I. (Momento di Verifica Interna) in cui il NARRATORE verifica che, quanto precedentemente concepito nel M.C.O. possegga le caratteristiche di univocità della soluzione e che la stessa sia portatrice di alte informazioni.

[ ENUNCIAZIONI ]

Dicesi dominio temporale di una D. l'arco di tempo compreso tra il momento della sua concezione originaria (M.C.O) e il momento della sua enunciazione finale (M.E.F).

Dati 2 o più termini noti di senso compiuto presi arbitrariamente, di cui [si] conosca anche il dominio semantico e fonetico, e postulato che il loro rapporto univoco e non banale sia altresì spontaneo ed immediato al momento della sua concezione originaria, chiamasi DIFFERENZA l'enunciazione di tale rapporto nella forma canonica: "Che differenza c'è tra X ed Y ?"

[La seguente formula definisce il dominio della differenza:]



se il M.R.F da come risultato [uno dei seguenti esiti ammessi]:

a) Ridere
b) Ostentare Indifferenza
c) Dire "S'è bell'e detta"
d) Dire "Masta Zitto"

Se si chiedono 5 secondi 3 il dominio T0 può o non può essere prolungato, a discrezione del NARRATORE e cioè ci può essere una "Spiegazione Volontaria" della D. (e allora si parlerà di "Differenza Impura") o un prolungato silenzio (e allor asi parlerà di "Differenza Non Recepita"). E' chiaro che si parlerà di "Differenza Pura" se e solo se il dominio T0 finisce con il M.R.F.

Gli altri integrali sono, come è facile dimostrare:


USO DEL TERMINE "SOLUZIONE DELLA DIFFERENZA"

Il termine "Soluzione della Differenza" è stato utilizzato unicamente al fine di una maggiore comprensione per il neofita. Infatti è erroneo parlare di soluzione della D. in termini matematici o logici, in quanto l'enunciazione della D. p di per sé la sua soluzione.
Da questo deriva il comportamento apparentemente passivo, infatti le reazioni concesse all'ascoltatore (e le uniche accettabili) sono le seguenti:

a) Ridere
b) Ostentare Indifferenza
c) Dire "S'è bell'e detta"
d) Dire "Masta Zitto"

Si evince da ciò che è una grave mancanza noi confronto del NARRATORE e dell'intero edificio della D. presumere di poter dare una risposta alla domanda che viene formulata nell'enunciazione.

[ DEL GRADO DELLE DIFFERENZE ]

4Quando è possibile enunciare differenze di grado > 1 ?

APPENDICE

Quanto raccolto dal redattore in questa appendice non appartiene al corpus originario del testo, ma altresì riassume alcune tra le più diffuse nozioni, tramandate unicamente dalla tradizione orale, relative all'arte della Differenza.

Ecco alcune differenze famose:


Che differenza c'è tra Gino Paoli e Paolo Conte ?
Che differenza c'è tra Cravero e la cravatta ?
Che differenza c'è tra Pixie e Dixie e Ipse Dixit ?
Che differenza c'è tra Papa Wojtyla e Roman Polansky ?
Che differenza c'è tra Nakata, Pecchia (che giocano male) e 'na catapecchia ?


Lunghe ricerche sono state svolte per identificare la natura del rapporto tra il professor Paolo Bartalini e la D. Oltre all'appartenenza al gruppo S. Spirito, altri elementi di carattere squisitamente ludico, sono stati presi in considerazione; ad esempio, il frontespizio dell'edizione eugubina dell'opera riporta la seguente captazio benevolentiae:

Ad Majore Laetitiam Pauli Bartalinis

Questo confermerebbe quanto riferito dalla tradizione orale, secondo la quale il motore primo della D. fu il professor Paolo Bartalini; la sua prima enunciazione sarebbe infatti stata prodotta unicamente allo scopo di far ridere il professore.


*   *   *

1 Nella sezione initolata "Dominio Temporale" n.d.r.
2 Nella sezione intitolata "Del Grado delle Differenze" n.d.r.
3 Il NARRATARIO ha facoltà, tramite tale stratagemma, di chiedere una proroga del tempo concesso per la fruizione. Esistono tuttavia, prove che in alcuni casi l'opzione "5 secondi" possa essere per così dire "ampliata" con periodi di tempo maggiori ad es: "5 minuti", "1/2 ora" etc. Ovviamente tempi molto lunghi altro non sono se non una forma esplicita di "Differenza Non Recepita". n.d.r.
4 Gli elementi che concorrono a determinare il grado di una D. vengono generalmente indicati con il termine improprio "fattori". Calcolando l'occorrenza e la qualità (connotati) di tali elementi è possibile definire il grado di appartenenza delle differenze. La tabella qui riprodotta, che è stata rinvenuta priva di commenti tra le pagine del corpus originario è probabilmente lo strumento utilizzato per esplicitare il meccanismo di calcolo del grado della D. Lo schema sembra invece essere una versione dinamica del concetto espresso dalla tabella. n.d.r.
Anonymous Anonimo ha scritto...

egregio,
il primo passo è fatto!!! Sono sicuro che pioveranno differenze a valanga (a proposito che differenza c'è tra Rolando Thoeni e Rolando Nutini...).
Il ricordo dell'Oulipò svanirà nel nulla...dilettanti al confronto ...(ancora a proposito,... che differenza c'è tra Italo Calvino e Cesare Ragazzi?)
a presto...

08 febbraio, 2006 19:27  
Anonymous Anonimo ha scritto...

Chebello...che bello... ch'èbello...
a proposito... una differenza di cronaca scappa anche a me... "che differenza c'è tra l'Influenza Aviaria e Carla Fracci...?"
a presto...

Mauro

ps- mhhmmm...forse se bella e detta, ma se così non fosse c'è da preoccuparsi:
"che differenza c'è tra Carla Fracci e Carlo Freccero..?" ... è talmente elementare che mi scappa un sorriso in deja vù!

14 febbraio, 2006 17:45  
Anonymous Anonimo ha scritto...

...e tra Carlo Freccero (che parla troppo) e Guglielmo Tell?

16 febbraio, 2006 15:47  

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