Devo un profondo e sincero ringraziamento a coloro che mi hanno aiutato in questo lavoro, in pensieri, opere e parole:
A
, poeta e compagno di questi mesi, che lo ha fatto con l'entusiasmo e la pazienza di un vecchio amico.
A Roberto Zamparelli, che ha generosamente sopportato i miei raptus di egocentrismo nonché le mie richieste di aiuto e chiarimento, da tempo immemorabile.
A Leonardo Rossi, per l'interessamento da sempre dimostrato nelle idee e nelle imprese comuni e non.
Al vecchio Valerio Ruggiero, per il suo sarcasmo pungente e la sua sempre presente amicizia.
A Sebastiano Nucifora, perché la sua partecipazione emotiva non è mai venuta a mancare.
A queste persone dedico questo libro, pochè in qualche misura appartiene anche a loro.
Un grazie particolare al pittore e scultore
A chi Legge
Scrivere è un pò come amare, non si può non parlare si sé e non si può dire tutto, o quantomeno, non lo si può dire esplicitamente.
Perché allora parlare per simboli, metafore, perifrasi?
Perché tentare di interporre tra le parole ed il loro significato un velo di magia, di altro da ciò che per tutti significano?
Ma le parole non sono il significato, sono il mezzo della rappresentazione, i simboli e le immagini, gli strumenti che permettono di dire, nel modo più vicino possibile ai sensi, quelle verità comuni eppure così private, delle quali abbiamo perduto la capacità di comunicare la carica espressiva e vitale.
Allora scrivere diventa come parlare ad un amico, chi legge è l'interlocutore di chi scrive, colui che sa ascoltare e che in qualche modo può rispondere, perché nelle immagini, nei simboli e nelle sensazioni comuni, risiede la capacità di essere individui l'uno per l'altro, di parlare la stessa lingua, di leggere nella coscienza dell'altro come nella propria e in definitiva, di amare.
Gubbio, 3 febbraio 1988
...quella realtà che noi rischieremmo di morire
senza aver conosciuta e che è semplicemente
la nostra vita.
La vita vera, la vita finalmente scoperta e tratta
alla luce, la sola vita quindi realmente vissuta,
quella che, in un certo senso, dimora in ogni momento
in tutti gli uomini altrettanto che nell'artista.
M Proust
I
Il Tempo, il Ricordo, il Disagio
Delle cose conosciamo troppo spesso la fine e molto raramente l'inizio, come una sorta di ignoranza atavica che ci impedisce di andare oltre la nebulosa di un passato che avvolge le nostre esperienze, i nostri ricordi e le nostre conoscenze di di uomini comuni, scienziati, filosofi, religiosi o poeti.
Nella ricerca delle cause prime della nostra esistenza, riusciamo talvolta a cogliere il tentativo di costruirci una giustizia, una giustificazione, una ragione.
Il pensiero, che solo dopo, in un momento successivo, va alla ricerca di cosa è accaduto e come.
IL VUOTO S'INCRINA
Il vuoto s'incrina
come lucide pieghe
nel segno del nulla,
ogni scena si apre,
e oltre
la voce del tempo sfugge
chiave dopo chiave,
tra nastri di mobile luce,
ed ora, infinitamente,
e nulla e tutto,
cambia.
IL PASSATO
Il passato
tormenta il mio futuro
mentre il presente
agonizzante
giace
disteso ed irrigidito
su un tappeto di emozioni costrette
invadenti
letali
simili a sé stesse all'infinito
nel gioco di un universo incosciente.
INFANZIA
Infanzia lontana
il ricordo sottile
annega
dietro angoli scuri
di pochi inverni.
LA STRADA SI POSA
La strada si posa
stanca e assolata
tra i volti scolpiti
degli alberi.
La voce del vento è muta e l'ombra si fa rara.
Tra i muri di pietra rossa
un antico ricordo di sacra forza,
scaturisce invocato,
mentre il rintocco del vespro
richiama le donne ancora.
Torna a tratti col vento
l'odore forte del mudeju,
e muore il sole
tra un pendio e un colle.
Già i primi incendi
brillano nel crepuscolo.
PENOMBRA
Scavando
in attimi scuri
tra il sonno e la veglia,
spezzati,
è infinita penombra
nella mente ed intorno:
resistente corteccia
che il tempo rafforza
o ignora.
Così, misurando i luoghi e i momenti che ci sono appartenuti si tenta di ricostruire la tappe di una crescita, di rendere stabili e concrete le esperienze: stabilire un contatto tra sè ed il mondo, capirne il segreto raccordo, nel rispetto di una sequenzialità che è l'unico indizio certo.
Poi la memoria, anche a nostra insaputa, inizia a sgrossare qualche pensiero, riferimento, idea ricorrente: l'inizio di un tentativo di autogratificazione.
MISURARE IL PRESENTE
Vedo gli anni passati,
che avvolgono
silenziosi veli sul volto.
La pace si piega
sul fuoco,
l'aria si torce,
distorce
e gli anni del cuore
sempre meno nel cuore,
sempre più nella testa.
Quando avrò il coraggio
e l'avvenire
nella stessa mano . . .
Il presente si tocca.
Scivola a tre dimensioni
sul binario più lento:
paga ogni ritardo,
paga puntuale l'inganno
e la misura del passo si perde,
all'incollarsi del cielo e del mondo.
ASCOLTO IL COLORE
Ascolto il colore
che viene
e il primo vestito
che abita il mondo
ed è già mestiere
prima che frutto proibito.
Ancora
dove l'abito piega
ride l'uomo ed il fiore
ed il canto del giorno
dilegua.
PAGO DI INDISTINTE CERTEZZE
Pago di indistinte certezze
com'io fossi ancora
un vago alitare di vento
sospinto e sorretto
dal giorno,
volto pagine di mente
l'una sull'altra,
senza capirne i segni.
GIOCO
Vedo gli occhi,
sorridono silenziosi.
Un attimo coglie
il loro gioco
prima che si accorgano
e fuggano...
I bambini.
SCONOSCIUTA GIOIA
Deserto, disteso,
nel solo breve istante
di dolce immobilità:
Sconosciuta gioia
dal cuore e dalla bocca,
affiora silenziosa,
negli occhi,
giù,
fino a bagnare le labbra.
Si crea i l discorso, la lente che indaga si commuove nel ricordo comune, nell'incanto di prestarsi a un gioco di coinvolgimenti personali: uno spontaneo "Gioco della Verità" dove non si appaga alcuna curiosità.
Come immobilizzati in una fotografia, ci si preoccupa di partecipare all'evocazione.
MARIA
Quanti anni ricordo, Maria,
anni del dolce vino
incappucciati dalla primavera tenera,
docile, amica.
Passi nella strada di tutti,
solo pensieri e sguardi
al lume della sera.
Cantando, voci di dentro,
toccavano corde pure.
Quanti anni ricordo
nel loro profumo:
Le donne di sempre
e di adesso
che giocano a prendere il volo.
Per gioco o per forza che sia,
ricordo quegli anni, Maria.
NON DIMENTICO DI STUPIRMI ANCORA
Non dimentico di stupirmi ancora,
le rare volte
che scopro di vivere,
quando le rive d'asfalto
si fanno lucide e scure
e la solitudine illumina
sprazzi intermittenti
di profonde facoltà,
tra una morte vecchia
e una nuova.
DOLCE
Dolce
immagino
che ancora esista
lontano
perso
tra i volti
annega.
DIALOGO
- Buongiorno Signore, desidera acquistare qualcosa? Ecco vede, ho qui della tristezza che non ha ancora due giorni, tenuta in caldo, qui, sotto la maglia di lana, dove il freddo non scende ...
- Non è proprio quello che mi serve... io, veramente, cercavo qualcosa di più...
- Forse sarebbe di suo gradimento qualche grammo di sincera commozione, di quella che talvolta si trova ancora nei grandi occhi bagnati di una bimba di celluloide... E' qualcosa di veramente esclusivo !!
- No, no, evidentemente non mi sono spiegato... qualcosa di meno...
- Ho trovato! Queste rarissime briciole di autentica follia, potrebbero essere la chimera che voi cercate.
- Niente da fare, non ci siamo...
- Se vuole ho ancora scaglie d'odio, lacrime d'amore, frammenti d'orgoglio, otri di riso, gioia, paura...
- Non, no, grazie, nulla di tutto questo mi interessa...
* * *
- Buongiorno Signore, desidera acquistare qualcosa? Ecco, vede, ho qui dell'indifferenza appena colta ...
ALCUNI PENSIERI VENGONO
Alcuni pensieri vengono
quando chiudo gli occhi.
Svaniscono quando li riapro,
quasi non fossero veri.
CHE NE E' STATO DELL'UOMO?
I miei occhi
fissi sul volto,
invecchiati
nel continuo guardare,
han perso la luce
e la gioia
e le torce
che si alzano mute
durante la notte
e tremando,
hanno ormai
solo tristi luci velate.
E poi ancora, le labbra
bagnate alla fonte
sono arse di sete
e spaccate dal tempo.
E tu ancora mi interroghi
e chiedi risposte.
Scavi neri pozzi nel fango
cercando la luce.
Che ne è stato dell'uomo?
SEPARATI MOMENTI
Separati momenti
agitano bandiere
diverse nel tempo.
Gli occhi dentro le guardano.
Cambiano i segni
sui gonfaloni
ma non amo di meno
i miei sogni,
solo,
li conosco meglio.
L'URLO DEL PRIMO UOMO
L’urlo del primo uomo
giace nell’aria.
Il suo dolore è fede, è Dio.
Le sue lacrime bagnano altri mondi
la cui esistenza è incerta.
L’urlo del primo uomo
è ancora vivo nelle tue piaghe
quando l’odore del sangue
acceca i tuoi sensi.
Batte il petto sul suolo
fino allo schianto.
SEGUI PIANO LE DITA
Segui piano le dita
tracciare nell'aria pensieri
dove non arriva la voce
si alzano gli occhi
cercando.
Piangono i colori
nel seno duro
della perduta purezza.
II
L'Uomo, la Coscienza, la Crisi
Come se capire la crisi voglia dire
che la crisi è risolta.
G.Gaber
Allora questa tanto temuta pazzia si scioglie lentamente e si diluisce nelle idee e nelle azioni: annacqua e corrompe le fibre solide dell'istinto, ci si rivolta contro, con la stessa forza con la quale cerchiamo di combatterla.
Il Tutto è sempre più della parte, anche se quasta parte è l'uomo.
Prendere coscienza è subito tutt'uno con il trovarsi invischiati nell'ingranaggio che procede inesorabile, con o senza di noi.
ARIDO RAGGIO
Arido raggio
e svuotato,
intima offesa al silenzio,
muto vate dei segni.
E quale perdono
di tutto questo sapere?
Quale condanna?
Senza labbra il mio cuore.
PASSI CHIUSI
Passi chiusi
su mura incaute
che tornano uguali
nel tempo.
Fiori di bosco
graffiati a vivo:
tele di ragno.
Non c'è ragione
non un ramo che vibra
ed è aspro e forte
in me
il più fragile segno.
Breve è il vanto di vita
che ad ogni passo stinge
e muore nel buio.
CHI LODA IL VENTO
Chi loda il vento
e ne è consumato
nasce dai propri segni
e nella vita di questi
si spegne.
Noi lo siamo,
di questa progenie
dalle mani mute
e dalle menti fiacche.
Vedono i nostri occhi
ancora, autunno e inverno
nelle lenti di un gioco,
come fossero gli alberi
a decidere ancora
il corso del tempo.
Ad ogni istante ardono
battendo nelle tempie
le voci profonde
dei nostri segni.
Che vale dunque lo sforzo?
Chi loda il vento
non lo deve forse
anche seguire e guidare?
Teniamo sempre a portata di mano un paio di occhiali scuri attravero i quali gli altri non possono sapere se stiamo guardando oppure no.
Ipocrisia. La Storia insegna e noi siamo studenti maldestri e distratti.
Se non si riesce a vivere come si pensa, si finisce per il pensare come si vive:
Viviamo e pensiamo male.
STORIA
Impero dei gesti,
degli anni poveri
e dritti,
stoiche gemme dell'entusiasmo,
facili servi
e padroni.
Terra sotto le unghie
quasi mai sotto i piedi:
Qualcuno ha nascosto le prove.
UN SENSO ALLA VITA
Un senso alla vita
nella dignitosa fierezza della povertà.
Nei fiori
stampati addosso,
nei volti
attaccati alla pelle.
E' davvero solo negli occhi,
o la vita
chiede martiri ancora?
ABITATORI D'OLTRE EVO
Abitatori d'oltre evo
bussano alle porte.
Schiavi di fate tristi
e mostri
tendono le mani
oltre le grate.
La pioggia ritrae le sue gocce,
la terra i suoi poli.
IL piccolo passo dell'uomo
quale favola scrive?
NON ABBIAMO PIU' MANI
Non abbiamo puù mani
per coprire gli occhi
e più ci avviciniamo
più i nostri passi
cedono al terreno.
E' stanco il cuore
ed il ventre
ed il respiro ricopre le grida:
Prima di essere falciati
come spighe mature di campo,
scambiamoci un segno di pace.
Il corvo ride,
lui, non ha occhi per piangere.
ASCOLTO I SUONI INDISTINTI
Ascolto i suoni indistinti
della mia coscienza agitata.
Pause
di lunghi silenzi
e segnali perduti.
C'è qualcosa che non posso toccare,
che la mente non frena,
tra il dolore e il piacere.
Vorrei
racchiudere
il vento
come un pugno di miglio.
L'ARGINE
Dell'argine percorre il divenire
questo fluttuante sguardo immoto
e non ha posa il volo delle ali,
bianche, falci di luna galleggiano
come foglie impigliate tra i rami.
Secco il marmo,
dove apre le pietre
la radice dell'erba,
i suoi giorni consuma
non altrimenti dai miei,
tra rare passioni dell'onda scura
e pungenti radici
del cuore e della fantasia.
"Ah!", disse la volpe, "Piangerò".
"La colpa è tua", disse il Piccolo Principe,
"io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe,
"Ma piangerai!", disse il Piccolo Principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
A de Saint->Exupéry
ARTIFICIALI ILLUSIONI
Anche le ultime stelle
fisse, muovono
dietro le altre.
Non resta chiodo
che tenga,
non cuneo
che fermi.
Avvizzisce la luce
delle utopie.
Artificiali illusioni
seguono il polo(*).
(*) NdA: Il testo è stato scritto
in tempi non sospetti, in cui il significato
del termine era puramente geografico e non
come avviene oggi, politico.
PALLIDA ESISTENZA
Pallida esistenza
condanna estrema
di un giudice invisibile,
ultima diabolica invenzione
di un giustiziere impazzito.
Morso è il cuore
dal canto degli uccelli,
l'aria
intorbidita dal pullulare
di fremiti incontrollati,
è sempre più pesante.
Le nostre mani parlano per noi,
mentre la speranza impallidisce.
La sola forza
che ci impedisce di cadere
è il dolore.
Grazie Padre,
per averci lasciato almeno questo.
SE CERCO BENE
Se cerco bene
al fondo,
ecco che posso ancora
trovare in me
la forza di resistere:
Ma ciò che non troverò
è la gioia di aver resistito.
Non ricordi cosa dire
non ricordi cosa fare
non ricordi dove andare
non ricordi cosa scegliere
Rotoli, rubi, senti,
cadi in ginocchio.
T. Buckley
NON SO PIU'
Non so più inventare giochi
nè rompere nervosi cristalli
nè calarmi nel fondo di un pozzo
nè so cadere più ormai
per provare il gusto salato del sudore
che scende sulle labbra
durante la risalita.
Non so più,
ingegno malato,
quali occhi chiudere
o quali fuochi accendere:
Forse
il collasso del mio unverso
ne è causa ed effetto al tempo.
DRITTO AL CUORE
Dritto al cuore,
l'inverno cade boccheggiante
e mi trascina con se,
a morire nella terra
per mano del cielo.
GABBIANI
Il mio stupore è spento
come la gioia
nel grido dei gabbiani
al porto.
VOCI
Voci,
come luci di lampare
al porto,
seguite dal gocciolare triste
e silenzio
di reti ancora vuote.
IL PESO
Cosa dire agli occhi
che guardano vitrei
i segni profondi del viso?
Quali arti mostrare?
Tra i raggi del buio
si piegano loro le ciglia
a me le ginocchia.
III
La Voce, il Silenzio, il Segno
LE PORTE
Si son chiuse le porte.
Le grandi porte di petra
che aprivano i cuori.
Si son chiuse le porte.
Ruggendo paurosamente,
stridendo nella sabbia,
per piombare nel silenzio.
Si son chiuse le porte,
ed il vento che porta la tua voce
è ormai lontano.
Neanche le urla della disperazione
scalfiscono la pietra.
Così è stato scritto,
così è stato.
Si son chiuse le porte,
adesso il meno,
è aspettare.
PER OGNUNO DI VOI
Per ognuno di voi
a cui ho rubato
come fosse sangue
gocce di tempo
per la mia sopravvivenza,
per ognuno di voi
ora sconto il mio peccato.
Per ognuno di voi
a cui ho chiesto
di lasciarmi vivere
senza altre scuse
che l'amore stesso,
per ognuno di voi, scrivo,
non per le vostre orecchie.
GIA' LE PAROLE
Già le parole
si fanno cristalli.
Bagna gli occhi a chi legge
la neve:
Conservo al freddo i miei libri,
dove forse lo sguardo
o il pensiero
ancora non sciolgono i segni.
QUESTE SPORCHE LETTERE
Queste sporche lettere
imbevute di sangue
disperse e ignorate
fagocitate,
dall'appiattimento individuale,
mi restano
come unica consolazione:
Magra preda
di un felino incapace,
infantile pigrizia viziata,
forse solo
clemenza trascendentale.
IL FARO
Si è spento il faro
che illuminava lo scoglio.
Di notte, chi naviga solo,
si perde.
HO FREDDO DI RESISTERE AL CUORE
Ho freddo di resistere al cuore,
di vendere fiumi di parole.
Il lume della lanterna
Si spegne al fondo.
Non resta che battere
mani e piedi:
La luna mi sarà di fianco.
SE SOLO QUESTO SILENZIO
Se solo questo silenzio
non fosse interrotto
da infinite voci
che non mi appartengono...
Vuota disperazione,
attimi di indefinita dolcezza,
indefinito colore.
Questo peso si solleva
Oltre le ore
Nell’attesa del giorno.
Allora anche il dolore è segno, ed il segno ricerca: il primo forse e fondamentale mezzo di acquisizione delle informazioni, perchè contemporaneo, nel suo sviluppo, ai sensi.
Dove può arrivare la capacità di sintesi del pensiero, là tenta di arrivare la voce.
Il sacrificio è sempre grande: il dolore provocato dallo sforzo di rompere gli argini del silenzio, accompagna ogni tentativo di modificazione dello stato delle cose, che tendono per loro natura, all'immobilismo, alla chiusura, al resistere identiche a sè stesse così come la nostra coerenza, ostacolo ad ogni miglioramento.
VAGHE PAROLE
Vaghe parole
soltanto rapide luci,
intorno.
Veli spezzati di vita,
colti dall'incoscienza,
estirpati.
Figli velenosi del tempo.
Invano si ascolta
con occhi lucidi
il vento.
SE NON HO DETTO
Se non ho detto
e nulla è trasparito
se non dagli occhi,
tu non hai visto
nè ascoltato alcun segno.
Fredda corda sul collo
il silenzio.
... e poichè nella letteratura
tutto è diventato dicibile
e niente più soggiace ai tabù,
l'inespresso sostituisce la parola,
che assume la funzione del tacere
per mezzo delle parole.
H.Rudigher
LA FOGLIA
Pavide lacrime
portatrici di gioia
restano mute
attaccate alle ciglia,
come foglie d'autunno
resistono al vento
e sorridono al volo
per un breve momento:
Cade la foglia,
e il dolore
dopo la gioia,
più lento.
VOCI
Gridai, gridai, gridai,
mille volte ancora
il profumo di un volto
e catturai la forza,
furia caduta dal vento,
in morbide foglie di luce.
Cresce lo sforzo
ed è vano, vano - sfiorire -
perchè ancora è immortale
- ed è assurdo credi -
perchè ancora sento
se il vento dura
deboli voci isolate
gridare.
VIENE A MANCARE
Viene a mancare
anche la più bassa idea
e vuote parole suppliscono
i posti abbandonati
dalle rivelazioni,
prive ormai di coscienza.
Non si alza più la forza
se non per chiamare
le ombre abbandonate
oltre la mente.
Sai bene,
sai bene solo ciò che senti:
senti e sai
solo ciò che manca.
APRILE
Fuochi di luci
ardono la valle sinuosa.
L'orecchio si attarda
nella ricerca di un segno.
Aprile ha la memoria corta:
alle mani lavate di fresco
cancella il dolore feroce,
e del vento di Marzo
la voce.
Ma la parola non basta e allora il segno diventa portatore di significato: il gioco della comunicazione diviene gestuale e anche nelle parole il silenzio si fa denso di situazioni che diventano leggibili, come gli occhi degli amanti, come le loro mani.
IV
L'Uomo, la Donna i Sensi
Non c'è energia che sia applicata altrove.
Eppure è tutto scritto nelle regole del gioco, anche ciò che apparentemente se ne distacca in quanto trasgressione e pretende di vivere di leggi proprie.
La letteratura sull'argomento è esaustiva, la filosofia inconcludente, l'esperienza, la sola possibile maestra.
AMO L'ERBA
Amo l'erba
su cui corre la sera,
il pensiero increspato
delle emozioni
e la tenera pelle di un corpo,
che la mano e lo sguardo carezza.
Amo i giochi di sempre
e l'ignoto parco degli animi.
LE MIE PAROLE
Le mie parole,
sono muti assensi,
muti dissensi.
Sono chiare,
invisibili testimonianze,
del mio amore.
NON CONCEDERMI ALTRO
Non concedermi altro.
Non più ora.
Le doglie del mio istinto
mi hanno generato,
e generandomi
mi hanno ucciso.
Non concedermi altro:
salvami.
MI BATTI NELLE TEMPIE
Mi batti nelle tempie.
Sei tu che mi martelli i pensieri.
Continui a lacerare la mia mente,
ma dimmi,
vuoi entrare o uscire ?
Ricordo di averla conosciuta lo scorso inverno: leggeva Edgar Lee Masters nei giardini dell'università, luogo che io frequentavo rarissimamanete, specie d'inverno, ma che quel pomeriggio era particolarmente assolato ed invitante.
Molteplici eccitazioni della mente affollavano i miei pensieri: tra due giorni l'esame... i libri scambiavano tra loro discorsi, citaziopni, desideri inespressi.
P.R sarebbe arrivato a Natale, insieme ad una certa K., conosciuta a Londra: il tempo mi mordeva la coda.
Chiesi una sigaretta.
Non fumava.
"Sei di Lettere?"
"No fi Fisica."
"Ah, di Fisica..., conosci P.P.?"
"Ma certo! eravamo compagni al liceo A."
Anche lei aveva voglia di parlare e non solo di P.P..
PER TUTTO CIO' CHE AMO
La mia fine è qui,
all'inizio dei miei pensieri.
Un freddo brillare nel vuoto
di una fiamma
che va perdendosi nell'oscurità,
per non essere ricordata,
ma assolta da ogni debito.
La mia fine è qui,
dentro di me,
per tutto ciò che amo.
CONTINUO A PERSEGUITARTI
Continuo a perseguitarti
con il mio dolore.
Dico d'amarti
ma non è vero:
Non ho ancora imparato
ad amare i miei rimpianti.
AMORE
Amore:
Un'infinita spada
sulla cui lama affilata
camminano ciechi gli uomini
ed anche si feriscono,
e cadono.
SENTO CHE SI POSA
Sento che si posa
un soffio di incredibile tenerezza
sulle labbra
di chi ha perduto ogni forza.
Si baciano le onde e si toccano,
con un rituale antico d'amore,
si fondono,
come giochi di fiamme nel vento:
Il cielo s'imbruna di pudore
e le infinite sue lacrime
si specchiano sulla superficie del mare.
Sento che si posa
un soffio di incredibile tenerezza
sulle mie labbra:
Il vento non mi ha dimenticato.
Ci siamo rivisti molte volte ancora, in ogni stagione dell'anno, di nascosto da L. che era molto geloso e non avrebbe capito.
Si parlava di noi e ogni volta che non potevo vederla, telefonavo, la sera, solo per sentine la voce.
A volte non c'era: "E' uscita con L. ", mi rispondeva la voce sospettosa della madre, ma lei, non aveva alcuna intenzione di scegliere.
LA NOSTRA SOLA FORZA
La nostra sola forza
è ora finita
e forse altri amori
daranno ragioni
al nostro calvario:
Apoteosi
di un intricato conoscersi
e perdersi.
NEL GIRARE DELLE RUOTE
Se solo riuscissi a vederti ancora,
come ti ho visto quel giorno...
Gridavi luce nella strada
e i tuoi occhi erano scure stelle
che non ho dimenticato.
Il vento ti sfiorava il volto
Ed era come se fosse parte di te.
I capelli ancora bagnati
sciolti sulle spalle
sembravano piangere di gioia.
Ed io ho pianto, e piango la mia vita,
fuggita con te
nel girare delle ruote.
QUANDO TI AVRO’ AMATO
Il tuo nome risuona
nella mia mente, insieme
e nel mio corpo.
Perché ti amerò ancora
Quando avrai dimenticato,
oppure mai,
o sempre ti avrò amato.
Ma spunteranno
nuove bacche tra i rovi
e nuovi fiori
ad ogni notte diversi,
senza che scompaia il profumo
quando ti avrò amato.
Quando la rividi, dopo l'estate, non seppe dirmi nulla.
Piangevo, mentre si voltava, dopo un abbraccio senza baci.
Non le avrei mai spedito quella lettera, in cui le chiedevo di scegliere...
PRIMAVERA
Si perde il tempo di amarti
tra gli alberi in fiore,
di conoscere l'odore del tuo calore,
così come il grano conosce la terra.
Si perde la forza
di seguire il tuo richiamo
e resta l'amore,
che non tornerà tra un anno
come fanno le spore.
IRACONDE CRESTE
Iraconde creste
del pelago profondo
sbalzate da mani forti
come terra da un vomero.
Scuri vortici
tra le mie dita
i tuoi capelli
sfuggono.
PALPITO
Dire di te
e non dire cosa:
laccio di stretta luce
chiuso sul labbro.
Leggo il volgersi lento
di ogni segno giovane antico,
e il maturare in fretta
di ogni gemma schiusa:
Tenue luce di luna
e pallida di seta
copre un affannoso
palpito di vita.
DOV'ERI
Dov'eri,
quando i giorni scolpivano
le mie ferite
su gli occhi e le labbra?
Dove,
quando i sogni rompevano
gracili notti
portando il vento nel cuore?
Quando il silenzio
mordeva le corde alla voce,
dov'eri?
Premeva, non vista
la tua mano sfuggente
il mio costato.
PIANO
Piano
la mano
il volto nasconde
e ride
la bocca,
risponde.
Brillano gli occhi
irrequieti:
pensieri velati.
Lenta si spoglia
la voce dal cuore:
gioca la Dama
l'invito e la voglia:
Lui, l'altro, l'amico, l'amore:
Pensiero antico
che ancora confonde
e piano
la mano
il volto nasconde.
Passero, passero del mio amore:
ti tiene in seno, gioca con te,
perge le dita al tuo assalto,
provoca le tue beccate rabbiose.
Come si diventa l'anima mia
in questo gioco, trovando conforto
al suo dolore, non so; ma come lei
quando si placa l'affanno d'amore,
anch'io vorrei giocare con te
e strapparmi dal cuore la malinconia.
C.V. Catullo
BACI
Baci, baci, baci:
che lingua palano?
Morbida.
SIMILMENTE AI PENSIERI
Lieve e stanca
veste muta,
scivola dal corpo,
invano.
Rosse bacche
- amare e ferite -
voci tra spine
d'acre profumo
nel grembo.
Similmente ai pensieri
di notte.
OTTOBRE
Il primo albero
all'entrata del parco
- non è facile amarti -
ed il sole
nasconde i suoi raggi
tra le chiome agitate.
I destini
si incrociano in basso
ed il vento ne ride.
Che frutti avremo raccolto
in ottobre?
IL FIUME O ALTRO
L'orlo indiscreto del fiume,
il margine,
scorre.
Cresce silenziosa la selva
e imbruna il verde:
Lo sguardo curioso
nel petto indaga,
e nel frutto del monte,
nel letto,
si bagna e si perde
la vita.
GUARDA
Guarda
lo stupore ingordo
bacia la nuca
e nudo
il pudore
sgorga sul viso.
Chi ne ha visto l'odore
e nudo amore
il velluto dei lombi
invoca,
gote amaranto.
Ride la mano
che gioca sul fianco
ed il pensiero
si nutre
e lo sguardo
del dono indiscreto,
segreto stupore.
E PIANO
E piano
sul viso
ti scivola accanto
la mano
raccolta
distesa.
Un gioco preciso
di sete e pazienza
e poco riposa
speranza.
V
Il Paradosso
VALVOLE COSMICHE
Il nostro pianeta è cosparso
di valvole cosmiche.
Noi non lo sappiamo,
ma loro si aprono e si chiudono
in continuazione.
Lasciano passare uno strano fluido,
e a volte si surriscaldano,
a volte si raffreddano,
ma sono innocue
e non scoppiano mai.
Nonostante la loro grandissima diffusione
nessuno sa a cosa servano.
CENTOCINQUANTA
centocinquanta
la gallina canta
canta il gallo
canta tutto il pollaio.
Centocinquantuno
non canta più nessuno
la gallina è morta
e a nessuno importa.
CUORE SU CUORE
Cuore su cuore,
mente su mente,
tra i fiori e le spine
di questo universo,
che devo ancora svelare,
capire, amare,
ritrovo pensieri perduti.
Non ci si può perdere
per sempre nell'infinito,
perchè l'infinito
è in noi stessi
e ovunque siamo
noi siamo sempre.
L'attimo che ci separa dagli altri, talvolta diviene così sottile da essere scambiato per nulla.
Il gioco sa ferirci ed insegnarci di più quando inverte le regole e le parti:
Fortuna cambia di mano e le immagini acquistano un diverso spessore.
LA VITA
La vita,
questa tremenda invenzione della morte,
danza ancora al suo fianco
come una fedele compagna
e con lei giace
ogni notte.
RISOLVERSI OLTRE L'IMMAGINAZIONE
Risolversi oltre l'immaginazione
rende credibili
le aberrazioni del mio ingegno.
Il profondo vortice che mi attira
è il mio immenso
e sconosciuto destino,
la mia immaginazione
che lentamente scopro, svegliandomi,
come da un lungo letargo.
Il dubbio è salutare. Mettersi sempre in discussione, anche nella fideistica certezza delle proprie idee, produce quella instabilità necessaria all'arte di crescere e di interpretare.
Il gioco, ancora una volta, ci salva e ci permette di vivere senza riserve.
NON SEI TU AD ESISTERE
Non sei tu ad esistere
ma il tuo ventre mentale
affamato di polline
e docili affanni,
di involontarie gioie incompiute:
Disperata invenzione
nel gracidare notturno
dei pensieri.
FORSE DELL’INVERNO ANCORA
Forse dell’inverno ancora
è rimasto un’alito freddo.
Non passerà soffio di vento
senza che anche le mie labbra
rivivano, destate,
la tua musica.
Forse di altri tempi
non è rimasto che l’odore
ed i graffi sul volto.
Ma cosa importa?
Il carro del sole
non è voluto restare
ed il mio passo
non può fare altro che seguirlo.
IL GLICINE
Come il profume del glicine
che in sere estive
trabocca dalle balconate,
i pensieri si irradiano
dalla mente
e posano le stanche appendici
tra sensazioni antiche.
E ancora
anche quando svanisce il sorriso
resta dolce il profumo.
R.Z.
Vedo i tuoi occhi
rubare attimi al tempo
ed aprirsi enormi
là dove giace il vuoto.
O forse immagini ancora
un Minotauro
tra i tuoi muri contorti,
tra i tuoi salti di spazio
e di tempo,
come Alice oltre lo specchio.
Che noia - ma non abbastanza -
o forse che vana pazzia:
questo perdersi in mari profondi.
Sangre de diablo: lo specchio!
or how can I say:
Mon ami.
Allora ci si accorge che tutta questa fatica che si mette nel vivere non è mai del tutto premiata dall'ogetto della ricerca.
Iniziamo a cercare l'ago nel pagliaio e solo più tardi ci rendiamo conto della difficoltà dell'impresa.
Desistere vorrebbe dire aver sprecato tempo.
RICAMI
Una parola
viziata sul labbro
incontra la pelle
sul cuore.
Parole di pane
nascoste e non dette,
scavate,
scelte dal mucchio,
tra echi di risa lontane.
Nuvole sporche di storia:
e non resta neanche
un pò di saggezza.
RAGGIUNGERTI GLI OCCHI ANCORA
Raggiungerti gli occhi ancora:
Forse le mani tese, nervose,
per colmare l'affanno,
il tuo respiro forzato.
I tuoi capelli
si sono piegati
al vento stanco di questa terra:
Io ne sono portato e difeso.
PRESTO SUL LUME ASCIUTTO
Presto sul lume asciutto
cadranno aghi di pino.
Le parole si faranno dolci
e lente in un momento,
come risposte attese a lungo.
La moneta vibrerà ancora
nell'aria(*).
Le note si scioglieranno
al calore della voce
e con il colore dei capelli
cambieremo anche la pelle.
(*) NdA: Un omaggio alla canzone
Valentine Melody di T.Buckley
LUNA CALANTE
Ogni giorno
sul palmo della mano
cresce un nuovo segno
e sul volto
una ruga profonda.
Il Fiume solleva
le barche sui moli:
Ride la luna
un sorriso calante
sul cuore di Londra
e sul mio.
Improvvisamente capì che la ricerca era stata l'unica causa del suo non trovare,
che nel mondo non si può trovare e non si può quindi avere ciò che da sempre si è.
P.Watzlawick
CON IL GRANO
Il primo giorno
non aver pace:
La notte concede
e sottrae
le sue prede.
Il primo mese
segue la luna:
La donna si spoglia
con il seme
la voglia.
Il primo anno
arde già gli assi:
ma al vento riposa
con il grano
la rosa.
ALLA VOGLIA
Alla voglia,
alla foglia che cade,
agli attimi urgenti,
che primi il sonno pervade.
Alla notte sorella
o al grido del gallo,
ai pensieri fuggenti,
al ritmo del canto
che lega le genti.
Al fiore dei sensi perduti,
alla voce,
che muta tace gli amori,
al vino, ai dolori,
al rossore che assale le gote,
alle ali che il vento solleva,
che la vita percuote.
Disingannati amori,
esacerbate menti,
voglie ancor verdi
tra foglie cadenti:
a voi cede la vita
serrata tra i denti.
POESIA E VITA
Ogni poesia è una vita.
Libri di poesia,
libri di vita:
Non esistono.
Non c'è posto in un libro
per una vita:
Non c'è vita che possa
trovar posto in un libro.
Finito di stampare
nel mese di Dicembre 1988
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